Full text: Angeloni, Francesco: L' HISTORIA AVGVSTA DA GIVLIO CESARE A COSTANTINO IL MAGNO. Illustrata con la verità dell'Antiche Medaglie DA FRANCESCO ANGELONI

48.

   24. lettere: PVBLIVS LVRIVS AGRIPPA III. VIR.A.A.A.F.F.S.C.cioè Triumuir Auro, Argento, Aere Flando, Feriundo Senatus Consulto. Il nome sudetto è del monetale, ò sourastante della Zecca, che tal medaglia fece battere, denotando appresso le materie delle quali si soleuano stampare simili memorie: cioè d'oro, d'argento, e di metallo; e che tutto seguiua per solo decreto del Senato, come dall'altre medaglie battute in Roma a pieno si raccoglie.
   Il titolo d'Imperadore si legge in poche medaglie di Augusto: ma pur si stà in quella, che contenendo la testa di lui laureata, e lettere: IMP. AVGVST. TR. POT. cioè Imperator Augustus Tribunicia Potestate. hà nel rouescio la corona di quercia con le sole lettere S. C. nel mezo, volendo significare con la corona di lauro, che tiene in capo, il vincere, che fece gl'inimici, e con l'altra di quercia, lo hauer saluati li Cittadini. Se n'è veduta vna simile, e però questa non si è posta in disegno.
   Ridusse Augusto ad vso le buone leggi antiche appartenenti alla giustitia, & ne instituì dell'altre, comunicandole al Senato prima di publicarle. Corressei costumi, e gli abusi intorno la Religione; e molte cose andò regolando per beneficio di Roma, e dell'Imperio. Riceuè in amicitia gl'Indi, e gli Sciti, conosciuti per prima solamente di nome. Rihebbe da'Parti li prigioni, e le insegne militari già tolte a Crasso, & ad Antonio, e col riceuerne Ostaggi, gli accettò all'vbidienza, e alla sua diuotione. Diuersi Re, deposte le insegne, e gli habiti Regij, si trasferirono a lui per conoscerlo, e per riuerirlo; e molti cdificarono delle Città, e chiamaronle Cesaree. Non perciò si restarono alcuni di ordir delle congiure per vcciderlo, e de'Popoli, per desiderio di nouità, di ribellarsi: le prime scoperte, furono oppresse; e li secondi, col mezo de'suoi Capitani, quantunque nella Germania si perdesse Druso di lui figliastro, e vi fosse morto Lollio, e Varo, con tre Legioni, & altre genti, tagliate a pezzi; nondimeno egli tutto domò. Non volle la Dittatura offertagli dal Popolo. Hebbe in animo di render libera la Republica col rinuntiare l'Imperio: ma per consiglio di Mecenate, che contrariando il parere di Agrippa, ne lo dissuase, se ne astenne. Per cagion di guerra, ò di visita, viaggiò per tutte le Prouincie dell'Imperio, dall'Africa; e dalla Sardegna in fuori, impeditoui dalle tempeste, e da gli affari. Li Regni acquιstati per forza, ò per ragion di guerra restituì quasi tutti a'primi posseditori, ò gli concedette a nuoui Re. Ordinò vn'Armata di Mare a Miseno, e l'altra a Rauenna per sicurezza dell'Imperio. Con seuerità disciplinaua, e correggeua i Soldati, e coloro hebbe in pregio, & honorò, e con doni riconobbe, che erano valorosi, ò letterati. Fù tredici volte Consolo; ma cotal dignità hebbe poi dal Senato, e dal Popolo in vita. Si portò placidamente nel Triumuirato, in comparatione di Antonio, e di Lepido, che come ministri vecchi di Caio Giulio, hebbero maggior'emulationi, & inimicitie di lui; e diede anche segnali del dispiacere, che sostenne delli mali accaduti. Rese adorna Roma di grandi, e ricchi edifici, e la fornì di gente, e di entrate publiche, lasciandola di marmo, là doue la riceuette di mattoni. Riformò, nel tempo della sua Censura con Agrippa, il Senato; e si studiò fuor di misura nel tenere ragione, e nel mostrarsi clemente, e pietoso: onde hauendo compito il quinto Consolato, hebbe dal Senato il titolo di Padre della Patria. Con magnanimità donaua a tutti, e souueniua il Popolo, ne'bisogni, di grani, e di altre cose. Fece celebrare giuochi, e feste bellissime; e per tal efferto volse l'animo a fornir di ristorare il Circo Massimo, la cui impresa fù incominciata da Cesare, e talmente lo accrebbe, & ornò, che poteua affermare essere stato del tutto rinouato da lui, non vi si comprendendo se non piccola parte di quello, che prima da Romolo, e poi da Tarquinio Prisco, & vltimamente dall'altro Tarquinio detto il superbo, fù fatto in esso. Veggonsi pur hoggi le vestigia di cotal Circo, che dalle radici del Palatino vanno dilatandosi verso l'Auentino, e lo arricchì Augusto, oltre a molti notabili ornamenti, di vn'Obelisco alto centotrentadue piedi, che di Hieropoli Città d'Egitto fece condurre a tal effetto, ordinando il tutto in modo, che ageuolmente vi si rappresentauano i giuochi di Caccie di animali, di Caualli con Carrette, e senza: secondo richiedeuano le imprese, ò le feste esercitateui; fra le quali introdusse, con grandezza militare, il giuoco Troiano, che da Ascanio figliuolo di Enea si vuole, che prendesse sua origine. Si partiuano in esso i giouinetti in due schiere, e sopra destri Caualli bene armati, ò si affrontauano insieme, ò fuggendo l'vno era dall'altro seguitato, a somiglianza di combattenti inimici. E ciò stimauasi ottimo per mantenere la giouentù Romana occupata ne gli esercitij militari. Della forma de'Cerchi, 

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