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AVRELIANO.
PErduto Claudio cognominato Gotico, quell'esercito, che era potentissimo, elesse, Imperadore Aureliano Capitano strenuo, e valoroso, che con tutto si stimasse nato di assai humil conditione nella Dacia, o come altri vogliono, nella Misia; nondimeno co'l proprio valore, e con la virtù, seguitando la militia, s'inalzò a'primi gradi di essa, fin che peruenne all Imperio. Fù notato, che in guerra contra Sarmati vccise di sua mano, in vn solo giorno, quarantotto de'Nimici, & in più, e diuersi giorni ne ammazzò sopra nouecento cinquanta. Viene paragonato da'Scrittori ad Alessandro il Magno, & a Cesare il Dittatore, tanto hebbe in sè qualità grandi, e degne di singolare stima: portò tuttauia notabile nota di crudele, e n'acquistò l'odio di molti. La Madre fù Sacerdotessa del Sole, e diuinatrice, hauendo preuisto l'Imperio del figliuolo, che alleuò in tale idolatria. Sotto Valeriano combattè contra Goti, e ne riportò memorabile vittoria. O fosse, in vita di Claudio, o dapoi, già che variano in ciò le opinioni, egli vccise Aureolo, che esercitaua la Tirannide in Milano; fatto Imperadore ottenne vittoria notabile de'Sueui, e de'Sarmati. Volle facilmente il Senato, co'l recargli honore, stampare la sua effigie in medaglia
1. adorna di Corona radiata,e lettere: IMP. C. AVRELIANVS AVG. e mostrar di hauer accetta l'elettione fatta di lui a'Soldati; peroche impresse nel rouescio la Dea Concordia in piedi,
2. in habito di graue Matrona; la quale porge la destra all'istesso Imperadore togato, e leggeuisi: CONCORDIA MILITVM. La Concordia, che è vna indissolubile vnione della volontà di molti in volere, o non volere vna cosa, suol produrre frutti vtili, e massimamente ne gli eserciti, essendo stato Aureliano fatto Imperadore dal consenso di tutte le legioni, come scriue Vopisco.
Vna rotta hebbe Aureliano da'Marcomanni per sola imperitia de'Capitani, e ciò gran spauento recò a Roma, che come auuezza a sostenere delle calamità sotto Gallieno, temeua ogni sinistro; perloche veduti i Libri Sibillini, fatti de'sacrifici, & vsate altre diligenze, secondo l'antica superstitione, furono vccisi in quel tanto da Aureliano gran quantità di Barbari: ma egli riceuè ben dapoi nuoua, e tal rotta da essi per cagion di certi agguati postigli appresso Piacenza, che poco vi mancò, che non restasse soggiogato l'Imperio Romano. Terminata nondimeno valorosamente simil guerra, si condusse Aureliano in Roma per isfogarui lo sdegno, come fece, contra i capi di certa seditione mossa a danno di lui, e vi vccise vari Senatori: non senza concitarsi gli animi di molti, che lo stimarono oltre modo crudele. Ma sedato ciò; & ampliate co'l parere del Senato le mura della Città, facendole circondare cinquanta miglia, e lasciati altri ordini intorno il gouerno, pensando di togliere all'Imperio Romano l'obbrobrio di vedere, che Zenobia co'figliuoli tenessero tutto l'Oriente vsurpato da lei,morto il marito Odenato,in tẽpo di Gallieno; si trasferì a quella volta con l'esercito. Vinse nel viaggio gl'Illirici, e Cannaba Capitano de'Goti,che gli si opposero; e giunto in Bizantio, passato in Bitinia, ed ottenutola senza contrasto, hebbe anche Thyana. Giunto ne'Palmireni, attaccò presso di Emesa con Zenobia, e Zaba suo Capitano, e compagno il fatto d'arme; nel quale, mentre i Soldati di lui erano quasi in rotta, parue, che da certo nume celeste apparito, fossero, con Diuino afflato, rinuigoriti: onde rinforzato il combattere, vinsero, e fugarono gl'Inimici, & entrato Aureliano vittorioso in Emesa, visitato colà il Tempio di Eliogabalo, vi sciolse i voti, e vide iui l'istessa effigie, che combattendo ritornò al suo esercito lo smarrito vigore, & edificatoui vn Tempio, secondo fece dapoi anche in Roma, si trasferì a Palmira, hauendo nel viaggio sostenuto de'danni da'Siri, con periglio di essere vcciso da vna Saetta. Ma posto l'assedio a Zenobia,nè accettando ella i patti d'accordo, o di rendersi, dopo difeso coraggiosamente se stessa, e la Città per alquanti mesi, stretta dalla fame, e da vari bisogni, & vdito la distruttione fatta da Aureliano de'Persi, de gli Armeni, e de'Saraceni, che si trasferiuano in aiuto di lei,fù in fine la Città espugnata a forza dall'esercito. Datasi pertanto Zenobia a fuggire co'figliuoli sopra Dromedarij,raggiunta da'Soldatì di Aureliano, a quello la condussero, & egli la serbò al Trionfo. Vinse poscia altri Popoli, che