Full text: Simeoni, Gabriele: DIALOGO PIO ET SPECVLATIVO,

130.

Perche Balban narrar qui non mi lice
Cio ch'io cognosco, & che la mia memoria
Da i passati accidenti mi predice?
Concludendo con questi versi poco innanzi al-
la fine.
O'qual tesser vegg'io tela di duolo,
Se la pietà del gran Signor superno
Non dispon meglio il mal disposto Polo.
Cerbero i denti arruota, apre l'Inferno
La gola irreuocabile, scorgendo
Il trabocco de i Reinel fuoco etterno.



   
   DIPIST.. Molto graue, leggiadro & modesto modo è questo d'auertire il mondo de suoi erro ri, senza offendere persona, anchora che altrimenti (come io ho inteso) faceßino i Poeti Latini, come Horatio, Iuuenale, Martiale & Persio.
   VRAN.. Il mondo era all'hora migliore, & la legge per decreto del Senato comune, acciò che gl'huomini (temendo che i loro vitij non fossero publicamẽte manife stati) si astenessero di mal fare, ne i Prin cipi nelle loro grandezze diuentassero piu superbi & insolenti, come si legge che nel Trionfo di. Giu 

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