Full text: Rouillé, Guillaume: PRONTVARIO DE LE MEDAGLIE de piu illustri, & famosi huomini & donne, dal principio del Mondo insino al presente tempo, con le lor vite in compendio raccolte. PARTE PRIMA.

58.

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Type: drawing

    NICOSTRATA madre di Euãdro Arcadico, fù ornata de la virtù del predire le cose future, laquale (da i versi con i quali la pronũtiaua gl'oraculi & risposte di Febo) fù poi da i Latini detta Carmente. Dicono alcuni costei, essere stata la prima che dessi le lettere à i Latini. Dionisio Halic. nel 1. lib.scriue che essi Archadi furno i primi che introdussono le lettere nell'Italia, quali dopo i Pelasgi, in quella vennono. Tito Liu. nel 1. lib. scriue esso Euandro autore & datore di esse lettere, dicendo in questa forma, In quel tẽpo Euandro fuggito del Pelopõneso reggeua & gouuernaua quei luoghi piu con l'autorità che con l'Imperio, sendo huomo venerabile per il miracolo delle lettere, cosa à l'hora nuoua intra gl'huomi ni anchora rozi de l'arti. Cornel. Tacito, scriue conformamente à costui, che scriue, quei primi popoli chiamati Aborigeni, hauer da Euandro Archadico imparato le lettere. vedi Polyd. Verg. lib. 1. cap. 6. Il Testore scriue questa Nicostrata di lettere Grece molto dotta, esser stata la prima trouatrice d'alcune lettere latine: per le quali cose possiamo far cõiettura, che la sia stata di ver satile & bellissimo ingegno, & di dottrina varia molto ornata.
    EVANDRO figluolo di questa Nicostrata, ò vero Carmente hauẽdo innauuertẽtemente vcciso il padre, abãdonata l'Archadia si ritirò in Italia, & scacciati gl'Aborigeni, si posò nel monte Palatino: & essendo gli stato donato da Fauno iuniore, Re de gl'Aborigeni, il terreno circunstãte, elesse il colle, quale hora è quasi in mezzo la città, sopra del quale edificò vn castello al quale dette nome Pallantio, ò Pallanteo, d'al nome del suo archauolo Pallante, circa l'anno del mondo 2725. & innanzi à Christo 1237. poco tempo auãti che Hercole d'Hispagna venisse in Italia. Diony. Halic. lib. 1. Et Celio Rhodig. lib. 11. cap. 17. Et Vergil. lib. 8. de l'Eneide.
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