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SENOCRATE
fù dìscepolo di Platone, & tardo d'ingegno, qual' Platone cõferendo ad Aristotele, soleua dire che
l'vno haueua bisogno di freno, & l'aliro de gli sproni.
& anchora:
à qual cauallo, che asino gl'accompagno?
Fù di tanta seuerità, integrità, & fede, che non sendo ammesso il testimonio d'alcuno se prima el non giuraua, gl'Atheniesi à costui solo perdonorno il giuramento. Fù di tanta continenza che ne Frine, ne Laide meritrici gloriose, mai con quai si volessin carezze, lo potettono commuouere, onde elle dissono, che non era huomo, ma vna statua. essendogli stato mandato da Alessandro, & da Antipatro gran somma di danari, gli ricusò. Dicendo Dionisio à Platone, vn'ad ogni modo ti leuera cotesta tua testa: costui mostrando la sua, diceua: Nessuno prima la leuera à quello, che à me. Laertio Diogene, lib. 4. Agost. li. 8. cap. 12. de Ciui. Dei, & Valer. Massimo lib. 4. cap. 3.
EPICVRO
figluolo di Neocle, al tempo di Senocrate andò ad Athene. Dicesi per tutto che costui pose il sommo bene nella voluttà & diletto: ma lui proprio spiana, & apre qual fussi sua mente, nella Epistola à Meniceo, cosi:
Dicendo noi che el diletto & piacere è il nostro fine, non intendiamo quel piacere che è nel gusto, & nella ingluuie della gola, come certi ignoranti (pigliando male il nostro ditto) si pensano: ma el non dolersi del corpo, & esser tranquillo d'animo, intendiamo. Le virtù son congiunte à la vita gioconda: & non puo la vita gioconda esser separata da le virtù.
Laertio Diog. lib. 10. Fù famoso circa l'anno del mondo 3635. & innanzi à Christo 327.