Full text: Erizzo, Sebastiano: DISCORSO DI M. SEBASTIANO ERIZZO. Sopra le Medaglie de gli Antichi.

863.

ma armata, cõ lettere dietro ROMA . Ha per riuerso vna carretta tirata da due caualli, sopra la quale vedesi la figura armata di Marte, che nella sinistra tiene uno scudo, enella destra un'asta, sotto cui leggõsi q̃ste lettere. M.CRAS. P.F . Questa moneta fù battuta ĩ Roma, l'ãno medesimo della città 682, in tẽpo della vittoria, che hebbe M. Licinio Crasso Propret. de i serui fuggitiui, e di Cranico e Spartaco loro Capitani. pereioche eßẽdo l'ãno innãzi mal successa la impresa cõ Spartaco à gli huomini Consolari di Roma, & à i Pretori, cotal guerra fù cõmessa à M. Crasso Praetore. Costui primo combattè felicemẽte con li fuggitiui; hauẽdo vccisi 35. mila de'nimici, & il loro Capitano Granico. E dapoi combattè cõ Spartaeo, hauẽdo insieme con lui vccisi 40. mila. Di che ci rende Atheneo testimonio, scriuendo al lib. vj. che Spartaco fù vcciso in battaglia da Crasso. Et Appiano scriue tutta q̃sta impresa essere stata fornita da Crasso fra lo spatio di sei mesi. Et per questa cagione, dice Plutarco, che fu permesso à Crasso, che entrasse nella citta Ouante, perche riputarono cosa indegna, il trionfare de' serui soggiogati. Ora di Craßo ouãte, cosi scriue Gellio al lib. v. Myrteã coronã M. Crassus cũ bello sugitiuorũ cõfecto ouãs iniret, insolẽter aspernatus est. Senatusq; Cõs. faciendũ per gratiã eurauit, vt lauro, non myrto coronaretur. E Plinio al lib. xv. dice in conformita. Myrtea ouantiũ fuit corona, excepto M. Crasso, qui de fugitiuis, & Spartaco laurea coronatus incessit. Onde Claudiano Poeta. Illustrat seruilis laurea Crassum. E Cicerone in Pisonem ne fa fede con queste parole. Crasse pudet me tui; quid est, quod confecto formidolosissimo bello, coronam illam Laureatam tibi tantopers decerni volueris à Senatu? Scriue ancora Eusebio Istorico, Crasso questo anno hauer trionfato. Di che ci può appresso far fede la presente moneta, c'ha per riuerso quella biga di caualli, con Marte combattitore sopra il carro.
    LA MONETA in argẽto di Q. Cecilio Metello Pio, ha da vna parte la testa. di Roma armata, col segno solito del Denario dietro alle spalle. Ha per riuerso una biga di caualli, sopra la quale vedesi la picciola imagine di vna Vittoria, che tiene cõ la destra vna sferza, et sotto ui si legono q̃ste lettere. Q. METEL. PIVS.ROMA . Questa moneta fù battuta in Roma, l'anno della città sopradetto, in tempo della vittoria, che hebbero Q. METELLO , e Cn. Pompeio Proconsoli della Spagna, della quale essi trionforono. Conciosia, che finita la guerra Sertoriana, le Spagne vennero sotto l'Imperio del pop. R. Di che cosi scriue Orosio. Ciuitatibus cũctis vltro ac sine mora in deditionẽ receptis duae tm̃ restiterũt, Auxima, & Calagurũ. quarũ Auximã Põpeius euertit, Calagurũ Afranius iugi obsidione cõsectũ caede, incẽdioq; deleuit, E Floro. In fidẽ Romanã venere vrbes, Osca, Terme, Tutia. Valentia, Auxima, & in fame nonnihil experta Calaguris. Questa guerra, benche ella fosse cõdotta da i Capitani Romani, nõ di meno, perche fù cõbattuto co i soldati Spagnoli, fu più tosto tenuta esterna, che ciuile, come dice Floro; & di quella vi furono due trionfi. Della quale sono autori Plutarco, Appiano, Velleio, Eutropio, e Floro. Di questi, Velleio seriue tali parole. Metellus, & Pompeius ex Hispanicis triumpharunt, sed Pompeius hoc quoque triumpho adhuc eques Romanus ante diem, quam Consulatum iniret,
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