Full text: Erizzo, Sebastiano: DISCORSO DI M. SEBASTIANO ERIZZO. Sopra le Medaglie de gli Antichi.

787.

menati nel trionfo, precedeuano il carro trionfale. Le parole del trionfante, quando egli era solito di sacrificare à gli Idij, erano queste. Dij quorum nutu, & imperio nata, & aucta estres Romana, eandem placati propitiatiqu??ue seruate. Ancora nel trionfo si soleuano portare le torri di legno, & i simolacri delle citta, ò delle roche prese, & dei monti, & appresso le figure di tutti quelli ch'erano stati vinti; oltre di cio l'oro e l argento. Costumorono anco nel trionfo i soldati che seguiuano il carro trionfale di cantare alcune canzoni in laude & applauso del Capitano. & alle volte ancora di motteggiarlo con gran liberta, accioche per quella prospera fortuna non s'insuperbissero troppo, & diuenissero insolenti. Là onde è assai trito & volgato q̃llo, che soleßero tra le altre cose dire contra Cesare, quãdo egli triõfò della Frãcia, cio è che Cesare hauea uinta & caualcata la Frãcia, e Nicomede hauea caualeato Cesare. Et ancora quãdo diceuano. Romani, serbate le mogli, pero che noi vi meniamo vn'adultero caluo. Et nel triõfo di Vẽtidio Basso, c'hauea vinti i Parti, gli cãtauano i suoi soldati dietro, q̃l che strigliaua i muli, è fatto Cõsolo. Egli si vietaua per vna legge, come si legge ĩ Plutarco nella uita di Paolo Emilio, che niuno Capitano hauesse potuto innãzi il triõfo, entrare nella città di Roma. Onde, mẽtre che si faceua l'apparato necessario al triõfo, aspettauano ĩ Vaticano presso al territorio triõfale. Ne alcuno poteua triõfare, che nõ hauesse uinti almeno cinque migliaia di nemici in vna battaglia. Ne era ancora permesso ad alcuno di trionfare, che non fosse stato Dittatore, Pretore, ouer Cõsolo. Nõ si cõcedeua parimente ad alcuno il trionfo, che nõ haueße lasciata al successore la Prouincia pacificata, della quale egli doueua trionfare. Et era constituita per legge una pena à colui, che mentisse sopra il numero de gli nimici uccisi, Onde era, che i trionfanti entrati nella citta giurauano dinanzi i Censori di dire lauerita. Ancora i trionfanti haneuano le insegne di Gioue, & portauano in mano lo scettro, come vediamo ne i riuersi delle antiche medaglie, benche vi si veggano parimente le insegne militari, con l'aquila in cima. Il primo che si sappia hauer trionfato ne gli antichi tempi fù Bacco ouer Dionisio, de gli Indiani, il qual trionfò portato da vno elefante Indico, come scriue Diodoro, & costui anco ritrouò il Diadema de i Re al trionfo. ma T. Tatio poi fù il primo, che ad imitati ne di Bacco triõfasse in Roma de'Sabini, & trionfò ancora vn degli altri Re, come dice Plinio, che fù Tarquinio Prisco. Et P. Valerio Cos. fu il primo, ehe doppo l'hauer cacciati i Re di Roma, e uinti i Veienti e i Tarquinesi, trionfò doppo la morte di Bruto. Ma Paolo Orosio, che fu l'ultimo scrittore di quãti scrissero le cose dell'Imperio Romane, mẽtre fiorì, racolse tutti i trionfi, che furono mai al mondo, e dice, che furono trecento venti. L'ultimo che trionfo, si dice essere stato Probo Imperatore, de i Germani, & Boemi popoli ferocissimi infra tutte le altre nationi. Vsorono ancora i Cartaginesi il trionfo, ritrouandosi scritto, che Asdrubale illustre Capitano di Cartaginesi, haueua quattro volte trionfato. Et similmente leggiamo dei trionfi de i Rè di Egitto, e particolarmente del Re Sesostre, ma non fu però alcuna natione, doue piu solennemente si trionfasse, come in Roma. Adunque il Capitano trionfante, come s'è detto, n'andaua sopra un carro risplendente per molto oro, e tirato da quattro bianchi caualli, con corona d'oro in testa, ornata di molte gioie, & haueua
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