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Statuas coloffas, vel pedestres, nudas, vel equestres D. Imperatoribus in foro D. Neruae, quod transitorium dicitur, locauit omnibus cum titulis, & columnis ęreis, quae gestorum ordinem continerent, exemplo Augusti, qui summorum virorum statuas in foro suo è marmore collocauit, additis gestis. Là onde veggiamo chiaro, quanto hauessero cura quegli Imper adori Romani di fare, che si serbassero viue le memorie de i passati Principi illustri, conseruando le loro effigie nelle statue in più modi, accio che destando si per quelle la ricordatione di tali huomini, si hauesser o etiandio dauanti à gli occhi le loro virtù, & gloriosi fatti. Et, se noi pure vogliamo valerci del testimonio de gli istorici, nel dimostrare, che il senato & popolo Romano per onorare, ouero per adulare i lor Principi, in più modi formauano le effigie loro, attribuendo à particolar gloria, & veneratione de i detti Principi la dedicatione di tali imagini, & cosa onoreuole, là doue si trouauano, riputandola, veggiamo in Cornelio Tacito, nelle sue istorie Augustali, nel libro terzo, facendo mentione di Tiberio Imperadore, quello ch'egli ne dica. Perceperant animis orationem Patres, quo quaesitior adulatio fuit, nec tamen repertum, nisi vt effigies Principum, aras Deum, templa & arcus, aliaque solita censerent. Cioè.
I padri ascoltarono la oratione del Principe attenti, là onde la adulation loro fu più notabile, nondimeno non si truoua, che facessero altro, se non che deliberarono della effigie del Principe, de gli altari de' Dei, de' Tempij & de gli archi, & di cose altre solite à farsi.
Et nel medesimo lib. ancora, parlando Cornelio Tacito di vn caualier Romano, dice così,
L. Ennium equitem Romanum maiestatis postulatum, quòd effigiem Principis promiscuum ad vsum argenti vertisset, recipi Cęsar inter reos vetuit. Cioè.
L. Ennio caualier Romano fu accusato di delitto contra la Maestà del Principe, perche haueua disfatto la effigie di Cesare, & messo l'argento di quella insieme cõ l'altro, per suo vso, Cesare non volle, che per questo egli fosse fatto reo. &c. Questa effigie di Tiberio Cesare poteua essere in medaglia di argento, la quale, per essere stata disfatta da Ennio caualier Romano, & mescolato l'argento di quella con altro argento, fu accusato di graue delitto, per non hauer'hauuto rispetto alla maestà del Principe. Onde si scorge in quanta veneratione fossero le imagini de'Principi. Il medesimo nel lib. X
I
X. dice così.
Desiderata diu res interpretatione glorię in maius accipitur, postquam Galbae imanes discordia temporum subuersas, in omnibus municipijs recoli iussit Antonius, decorum pro causa ratus, si placeret Galbę principatus. Dal qual luogo si uede chiaro, à quanto onore fosse tenuto de i Principi il uedere le loro imagini, douunque impresse, ò formate fossero. Nel medesimo lib. parlando si della guerra nata fra Vitellio & Vespasiano per l'Imperio, dice così.
Trier archi magno tumultu Vitellij imagines inuadunt, & paucis resistentium ob truncatis, caeterum vulgus rerum nouarum studio, in Vespasianum inclinabat.
Et altroue. Simul Vitellij imagines direptae, & missi qui Antonio nunciarent. Sed ubi totis castris in fama proditio, recurrens in principia miles pręscriptum Vespasiani nomen, proiectas Vitelli effigies aspexit. &c. Et poco più oltre dice.