Full text: Erizzo, Sebastiano: DISCORSO DI M. SEBASTIANO ERIZZO. Sopra le Medaglie de gli Antichi.

602.

non ritenendo piu l'abito ne il uestimento uirile, ma portauano il uestire da donna, & faceuano tutte le opere di donna. Scriue ancora il medesimo Luciano del sito, & della grandezza del Tempio, & della sua qualità pienamente, & dice che nel Tempio grande era à tutti lecito di entrate, ma nella piu riposta & secreta parte di quello, si concedeua à i sacerdoti soli, ne ancora à tutti, ma à quelli solamente di entrare, che erano grandemente diuini, & à i quali era imposta la cura & lo studio del detto Tempio. Ora in questa secreta stanza erano poi i Simolacri de i Dei, cioè di Giunone & di Gioue. De i quali l'uno & l'altro è d'oro, & ambidue sono'fatti sedenti. ma Giunone ueramente portano i leoni, & Gioue siede sopra i tori. Questa Giunone nell'una mano tiene lo scettro, nell'altra la rocca da filare; & porta in capo i raggi, & ha la torre, e'l cesto, con cui sogliono adornare Venere sola cognominata Celeste. Sono al seruigio di questo Tempio molti sacerdoti eletti, de i quali alcuni vccidono le victime, alcuni portano i sacrificij, & alcuni sono chiamati flammiferi, & altri ministri dell'altare. Onde soleuano in quel tempo vestire à i sacrificij piu di trecento. Et del modo del sacrificare, de'suoi vestimenti, & del suo sommo sacerdote, scriue cosi Luciano. Vestis auté illis tota candida est, & pileum in capite gestant. Summus aurem sacerdos alius ac nouus vnoquoque anno surrogatur, solusq; hic purpuream vestem gerit, & tiara antea redimitur. Est autem & alia multitudo hominum sacrorum, tibicinum videlicer, & sistulatorum, & Gallorum, & praeterea mulieres furibundae, ac mente captae. Sacrificium autem bis quotidie peragitur, ad quod omnes ueniunt. Ioui quidem igitur cum silentio sacrificant, neq; cantantes, neque tibia modulantes. At postquam Iunoni primitias celebrant, & voce modulantur, & tibijs canunt, & tintinabula pulsant. &c.
   Adunque in questi giorni solẽni ragunauasi la moltitudine al Tempio, & i Galli sacerdoti, ouer gli huomini consecrati faceuano li loro sacrificii, & si dauano battiture ne i cubiti & nelle spalle. Et molti che quiui stauano sonando le tibie, cantauano, & sonauano i timpani, & altri cantauano uersi diuinamente inspirati & sacri. Onde cosi operando, & facendo i sacrificii, fra tanto cotal furore perueniua à molti altri, & molti che solamente ueniuano à questo spettacolo, fecero dapoi le medesime cose. Questa Dea Siria fu da gli antichi chiamata con diuersi nomi, cioè Cibele, madre de i Dei, Berecinthia, Dea Frigia, la gran Madre, Vesta, Idea, Rea, Dindimene, Pilena, Pesinuntia; & vediamo che i suoi sacerdoti furono chiamati Galli, & detti ancora mezi huomini, percioche erano castrati. & furono chiamati Galli, da un fiume di Frigia, conciosia che coloro che di quello beeuano in quello cominciauano diuentar furiosi si fattamẽte, che da loro stessi si priuauano della parte uirile. Fu ancora questa Dea detta da Greci πυργοφόρος, cioè Turrita; il cui simolacro si uedeua con le torri in testa, si come noi lo vediamo in molti riuersi di medaglie, & nelle proprie medaglie in rame & in argento segnate del capo della Dea Cibele. Et fu etiandio chiamata Opis. Il suo simolacro si uede tenere in mano il ciembalo, è tirata da i leoni, ouero portata sopra un
leone,

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