Full text: Augustin, Antonio: DIALOGHI DI DON ANTONIO AGOSTINI ARCIVESCOVO DI TARRACONA INTORNO ALLE MEDAGLIE INSCRITTIONI ET ALTRE ANTICHITA TRADOTTI DI LINGVA SPAGNVOLA IN ITALIANA DA DIONIGI OTTAVIANO SADA & dal medesimo accresciuti con diuerse' annotationi, & illustrati con 36 disegni di molte Medaglie. & d'altre figure'.

399.

inscrittione di quella historia tanto celebrata da gli antichi, & messa in versi da Lucano , mi sarei persuaso d'hauer trouata vna ricca gioia.
   A. Volete voi accorgerui della sua falsità, ponete mente solo a quelle parole COS. IMP. MILI. TYRO. COMMILITO. Chi vide mai Senatus consulto, nel qual fossero parole simili? chi comandò ad vn solo Consolo, senza aggiugnere Ambo, alterue, si eis videmur? & perche lascio di nominare gli altri magistrati, come Proconsoli, Pretori, & quei massimamente, che haueuan carico nella guerra, come Tribuni milirari, Prefetti, & Centurioni? chi fece mai comandamento tale a'soldati, & a'tironi? Non voglio passar più innanzi: tutto il rimanente è di questo modo.
   B. Io la vedrò con più commodità. Ma vorrei saper che altre inscrittioni, & medaglie si truouano false, & come si possono conoscere.
   A. Nel modo, che fanno i cambiatori, i quali nel passare per qualche strada, se veggono qual si voglia sorte di moneta, sanno dire senza toccarla, quella è buona, & quella è salsa, per la gran pratica, ch'essi ne hanno, & perche sanno quale è la materia, & la forma vera di ciascuna moneta: cosi noi se ponessimo qualche diligenza in notar la materia, & la forma delle medaglie antiche, & la qualità delle inscrittioni, faressimo vn'habito in ciò, che in vn subito ci sarebbe manifesto il vero, & il falso di quel, che ci venisse veduto: egli è bene vero, che alcune cose sono tanto chiare, che senza fatica di alcuno

studio possono scoprirsi per false, come è la fintione delle lettere della Sibilla Delfica, o Cumea, che vanno attorno ne'libri delle inscrittioni con certo numero di P.P. di SS. di VV. di FF, che sono vn passatempo di fanciulli: & altre simili inuentioni finse Antonio di Gueuara , che gli fossero state

mandate da Roma , accioche, egli le dichiarasse.
   C. Et le medaglie dell'Imperadore, che egli solo dichiarò, son'elleno parimente finte da lui?
   A. Tutto quello, che egli fece stampare, io tengo per certo, che fosse sua inuentione, per mostrar, quanto egli fosse habile à fingere delle historie, o fauole, & degli autori, & delle medaglie, & espositioni, & potrebbe essere, che l'Imperadore non gli hauesse mai mostrata alcuna medaglia, ma che egli se lo fosse finto per suo trattenimento. Si come mi raccontaua Latino Latini da Viterbo huomo dotto, & molto veridico, che fra Giouanni Annio haueua

fatto scolpire certi caratteri in vna lastra, & che la fece sotterrare in vna vigna, oue frà poco tempo doueua cauarsi presso a Viterbo , & quando seppe che già stauano i cauatori nella vigna, fece che venissero tirando l'opera fin là, doue staua occultata la lastra, dicendo che trouaua ne'suoi libri, che in quella parte fù vn tempio il più antico del mondo. Cosi cauandosi alla volta della lastra, il primo che scoperse la pietra, corse ad auisarnelo, & egli la fece scoprire à poco à poco, & cominciò à mostrar gran merauiglia cosi della pietra, come de'caratteri. Et prendendo l'essempio della scritura, ando à trouare quelli, che haueuano il carico del gouerno dellà Città, & disse loro, che importaua molto alla reputatione di essa Città, che quella pietra fosse collocata in qualche parte nobile, & principale, percioche in essa si trouaua la fondatione di Viterbo , che era due mila anni più antica di Romolo , poiche i fondatori furono Iside , & Osiride , & aggiunse delle altre sue fauole, operando di modo, che fù fatto quanto fù consigliato da lui, & si veggono hoggidi ancora alcuni essempi stampati dí questa pietra, & parmi che cominci cosi, EGO. SVM. ISIS & c.
   C.

Questo debbe essere quell' Annio , che allega Floriano d'Ocampo , dicendo
che
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