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Etcome diremo vn'altro giorno, vno de'segni da conoscere le Inscrittioni del tempo di
Cicerone
, o poco dopo lui, è questa ortografia dell' El in cambio della l, o dell'O V. in vece della V, & delle vocali raddoppiate.
B. Non è poco questo che hora hò guadagnato. Ma diamo fine al dire di queste vsure.
A. Segue
ET EADEM DIE EX XCC OLEVM IN THERMIS PVBLIC POPVLO PRAEBERI
B. Come s'hà egli da legger cotesto?
A.
Et eadem die ex denarijs ducentis oleum in thermis publicis populo praeberi.
B. Per che non dice egli, quanto olio si haueua a dare a ciascuno?
A. Perche non lo dauan lor' affin che se lo portassero à casa, ma solamente con l'occasione del lauarsi in quel giorno ne bagni, che qui li chiama Therme, come li chiamano i Greci, & ciascuno spendeua quel, che soleua spendere, quando si lauaua l'altre volte.
B. Vi era egli qualche lampada accesa, o mescolauano l'olio con l'acqua?
A. Coloro, che non haueuano vnguenti, si contentauano dell'olio, come si fà hora del sapone.
B. Come si caua che questa sia l'vsura semisse?
A. Già si è detto, che la centesima parte di ogni cento è vno per ciascun mese, che sono dodici per ciascun anno: & semisse è mezo ogni mese, & sei ogni anno di ogni centinaio.
B. Egli è vero.
A. Hor veggiamo in sette mila cinquecẽto denari, quante centinaia vi sono?
B. In ogni migliaio ve ne sono dieci, che sono settanta; & cinque di più per li cinquecento: vi sono adunque settantacinque centinaia.
A. Mettete hora sei ogni anno, che li dà ciascuna di coteste settanta cinque centinaia.
B. Sei volte settantacinque fanno quattrocento cinquanta; percioche sei volte cinque fanno trenta, & sei volte settanta fanno quattiocento venti.
A. A cotesto modo l'vsura semisse di settemila cinquecento fanno quattrocẽto cinquanta: & in questa inscrittione si danno li VII [?] denarii alla
città di Barcellona
, accioche delle vsure semisse di essi se ne spendano CCL. nelle feste de'pugili a tanti di Giugno, & i CC nell'olio da darsi lo stesso giorno a coloro, che si lauauano nelle Therme, cioè ne'bagni.
B. Già lo veggo, & torna molto giusto il conto. Ma s'egli fosse vero quel, che diceua Accursio, quanto si sarebbe egli speso se si fossero douute pagare le vsure semisse de'settemila cinquecento denarij?
A. In due anni si sarebbe spesa tutta la stessa quantità de'settemila cinquecento.
B. O come sarebbono stati ignoranti coloro, che hauessero accettato tal legato in perpetuo.
A. Sarebbono stati percerto. Ma vediamo l'altro peso, che v'era.
TETECTA PRA≡STARI EA CONDICIO VOLO.
B. Che voglion dire coteste parole?
A. Io Credo, che voglian dire, che douessero dar quel giorno allogiamento franco, ancorche non dica a chi; ma è da creder, che s'intenda a tutti coloro, che fossero andati a veder la festa.
B.
Condicio,
Stà egli bene scritto con C, & non con T?
A. V'è differenza frà
condicio,
&
condictio.
dell'vna si parla nel titolo,
De condicionibus, & demostrationibus.
& dell'altra nel titolo,
De rebus creditis, & de condictione.
& negli altri poi,
De condictione indebiti &c.
Ma legete le parole della conditione lasciãde l vltimo verso, che si hà a legger al fine.