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il grano, e conteneua il peso di dodici libre.
Contrai Parti, contra gli Armeni, e contra gli Arabi guerreggiò Macrino felicemente: ma non perciò si legge, che egli giàmai trionfasse di cotali Nationi. Si vede nondimeno, che il Senato, come grato de'beneficij riceuuti da'suoi Principi, non lasciaua le attioni virtuose di essi, senza segnale di guiderdone: dimostrandolo la medaglia, con testa laureata,
6. e lettere nell'a dietro notate, e con l'Imperadore nell'opposto lato sopra vna Quadriga, che mentre stende con la destra il ramo dell'alloro, gli è cinto il capo di Corona dell'istesse frondi, per mano della Vittoria, che gli stà dietro, e v'è notato: PONTIF. MAX. TR. P. II COS. II. S. C.
Non potè conseguire Macrino le vittorie suddette, senza, che si vedesse espressa verso di lui, e della Republica la intera fede de'Soldati, testificata dal Senato in medaglia con testa,
7. e titoli già detti, & vna Donna in piedi, che stringendo con ciascuna mano vna insegna militare, standoui essa nel mezo, vi si legge: FIDES MILITVM. S. C. Si nota la fede ne gli eserciti, quando persistono con stabilita fermezza nella inclinatione verso la parte da essi presa a fauorire.
Non seppe reggersi in modo entro a tãta felicità Macrino, che nõ fosse più breue il corso di essa, di quel, che egli per auuẽtura si potesse persuadere. Errò nõ licentiando l'esercito subito, che le imprese furono da lui terminate, e nel trattenersi di andar tosto a Roma; peroche fatta sua dimora in Antiochia, e frà le delitie diuentato molle, gli fù ben presto rallentato da'Soldati il rispetto; il quale, per la continuata dapocaggine di lui, cangiarono poscia in odio; nè altro mancaua loro, che l'opportunità di toglierlosi dinanzi. Ma questa venne ben tosto; peroche vditosi, che in Emessa Città di Fenicia, si trouaua vn figliuolo di Caracalla, che egli hebbe di Soemia figliuola di Giulia Mesa, Donna di alto affare, che pet molto tempo habitò nel Palagio Imperiale di Roma, di doue, per ordine di Macrino fù licentiata; e che tal giouane si chiamaua anch'esso Bassiano, e dimoraua all'hora con vn fuo Cugino detto Alessio Sacerdote del Sole, hauendolo altri Soldati Romani per tale riconosciuto, e stimato; molti dell'esercito sisolleuarono, ricordeuoli de'buoni portamenti del morto Cara calla, & al suddetto Bassiano si fuggirono; tanto più, che intesero essere appresso di Mesa, Aua di lui, gran quantità di oro. Conuenuti però con essa di quello, che doueua dare loro, chiamato lietamente il fanciullo Antonino, l'ornarono di Porpora. Intesolo Macrino, e fattosene beffe, inuiò Giuliano, l'vno de'suoi Capitani, per reprimere il moto, detto da lui fanciullesco, e scrisse al Senato, notificandogli cotal solleuatione, e chiamando Bassiano fanciulletto, e stolto. Giunto simile auuiso in Roma, giudico, che preuedendosi ad vn tempo il pericolo, in cui poteua incorrere Macrino, non si mancasse di far le solite supplicationi per la salute del Principe, e che specialmente lo raccomandassero a Gioue Conseruatore: vedendosi ciò espresso nella medaglia con testa laureata, senza barba, e lettere descritte, con Gioue ignudo nel rouescio; che tenendo con la sinistra vn hasta, stringe con la destra mano il folgore, leggendouisi: IOVI CONSERVAT. S. C.
Giunto Giuliano là, doue si erano ristrette le genti, in guardia di Antonino, quelle mostrarono alli Soldati di lui il fanciullo, e l'oro: ond'essi da ciò commossi, vccisero il Capitano, e con quelli si congiunsero: La onde spintosi colà di persona Macrino, co'l resto dell'esercito, e su'confini della Finicia, e della Siria, affrontati gl'Inimici, compreso la tepidezza de'suoi, e che molti a gli auuersari rifuggiuano, preso la fuga, fù vicino a Calcedone,