Full text: Angeloni, Francesco: LA HISTORIA AVGVSTA DA Giulio Cesare infino à Costantino il Magno

295.

grifici ne rese alla Dea molte gratie; ond'io mi dò a credere, che per memoria del pericolo corso in quel giorno dall'Imperadore, decretasse il Senato la medaglia, con testa laureata,
   12. e lettere: L. AEL. AVREL. COMM. AVG. P. FEL. cioè Pius, Felix. con vn Leone, nel rouescio, in atto di correre, portando sopra disè, tutta davnlato sedente, la Madre suddetta de gli Dei, chiamata da gli Antichi Cibele, e con altri no ni. hà il capo coronato di Torri: tiene con la destra il rotondo cembalo; e con la sinistra, lo scettro, leggendouisi: MATR I DEVM CONSERV. AVG. COS. VI. P.P. S.C. Di simil Dea sono dette alcune cose in Faustina: ma il soggiungerne dell'altre non sarà per auuentura stimato affatto souerchio, per la maggior notitia, che può recarsene: Fù Cibele moglie di Saturno, detta prima Ope, e Terra; della quale fù creduto esser la Dea, e chiamossi anche Vesta, fingendo i Poeti, che andasse in carretta, dal pender, che fàla Terra nell'aria, e che fosse sostenura dalle ruote, girandosi, e volgendosi sempre il Mondo: Fù detta Madre de gl'iddij, e Madre alma, dal generare, e dal nodrire, che fà o gni cosa: Chiamossi Rhea, e Buona, e Pale Dea de'Paschi, e de' Monti: onde fù finto il suo Carro esser tirato da'Leoni. Hebbe li nomi di gran Madre Frigia, & altri; e volle, che colà nel monte Didimo, le fossero fatti sacrificij da'Cureti, detti anche Coribanti, suoi Sacerdoti, che sonando Cembali, e Tamburri, e ballando, e saltando, e scotendo latesta, cantauano insieme vna certa fauola della origine di Gioue; nella quale si narraua, che con lo strepito, e rumor loro, eglino lo saluassero dalle mani di Saturno, che mangiaua i figliuoli subito nati.
   Succedette in luogo del già morto Perennio, Cleandro Cameriere di Commodo, nodrico per primanella Credenza del Palagio Imperiale: nè questi per crudelcà, per auaritia, o per sceleratezze, hebbe a ceder punto all'antecessore; peròche fra molti, che fece perire, & a' quali inuolò le sostanze, l'vno fù Burro Padre della Imperadrice istessa: e talmente diuentò ricco con l'altrui roba, che insuperbito della fortuna prospera, non pensando alla facile rouina, che qualunque cosa, per grande, che sia, reca con sè, nè alli pericoli, ne'quali vide poco pri na precipitato Perennio, lasciatosi trasportare dallo sregolato suo desiderio, che al fine dimaggiori acquisti lo persuase, gli passò perl'ammo di occupare anch'esso l'Imperio: Ma tal concitatione egli hebbe contra del Popolo, che fremendo la moltitudine, fatto ciascuno sollecito del proprio, non meno, che del publico pericolo, mosso vno strepito pieno di confusione, e fatto manifesta larottura con Cleandro, gli seguì quello, che suolincontrare de gli Eserciti priui del Capitano; che alla guisa di corpi senza spirito, son facili ad essere sbattuti: nè però tenne molta fatica colui, che di soldati era fornito, nel reprimere il Popolo con la vccisione di molti. Inteso Commodo il seguìto, fatto perire Cleandro, assai aggrauò le ombre già prese del Senato, non i timando, che senza il calore di esso, si fosse il Popolo così di facile commosso: là onde conuenne il ricorrere a nuoui pretesti di scuse, & ad altre dimostrationi, che manifestassero la stima, che si fa ceua del Principe. Fù sacrificato pertanto alla Dea Salute in prò dell'Imperadore, e stampata la medaglia, con testa, e titolo: M. COMMODVS ANT. AVG. e con donna, che stà a sedere; la quale sembra, che da vna scodella porga il ciboad vn Serpente, che giace
   13. iui appresso di vn tronco, nè vi si leggono altre lettere, che: SALVS. Rappresenta però la Dea Saìute, alla quale in simile congiontura fù sacrificato. Questa fù figliuola d'esculapio detta Higeia: il Serpente si dimostra esser quello, che i Romani portarono da Epidauro, & al quale sotto nome di Esculapio dedicarono vn Tempio nell'isola.
Si

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