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essi, con la persuasione, il vano terrore, & auanzatosi sopra di alcune Città, e presele, pose ad vn tratto col valore, e con la benignità, lo spauento, elo stupore in Decebalo, che si condusse ad inginocchiarsi a lui supplicheuole, e a darglisi per vinto. Accettollo l'Imperadore, compiacendosi, che dalla forza, con cui l'haueua superato, nascesse in publico la cagione di sperimentare la clemenza, che vsaua co'vinti: ma volle pertuttociò, che chiedesse al Senato il perdono della rebellione; & indi visitati li Germani, tornato, dopo due anni, in Roma, trionsò di cotal vittoria: nè hà dubbio, che molte medaglie furono decretate, in memoria di simil fatto, a Traiano: matrà queste, l'vna fù con testa,
8. e lettere già notate, che dimostra nel rouescio vna bellissima Vittoria alata, che quasi ignuda solleua con la destra vna corona, estringe la palma con la sinistra, leggendouisi: TR. POT. COS. IIII. P. P. S. C. Fù tenuta la Vittoria essere Dea comune, perche essendo il fine delle Guerre dubbioso, essa stà nel mezo, & a quella parte si dà, che può pigliarla.
Quì m'occorre il dire, che io non sò comprendere, come Dione, & altri vogliano, che solamente dopo la guerra Partica, fossero, per decreto del Senato, stampate a Traiano delle medaglie, col titolo d'Ottimo Principe; mentre si vede, da quello, per tal vittoria attribuitogli, che molto prima ne seguì l'effetto: come ben lo dimostra la medaglia, con testa laureata, e lettere: IMP. CAES. NERVAE TRAIANO AVG. GERM. DAC. P. M. TR. P, COS. V. P. P. cioè
Imperatori Caesari Neruae Traiano Augusto, Germanico, Dacico, Pontifici
9.
Maximo, Tribunicia Potestate, Consuli Quintum, Patri Patriae,
& hà nel rouescio la corona ciuica, nel cui mezo stà scritto: S. P. Q. R. OPTIMO PRINCIPI. S. C. Dal che pur si raccoglie, che s'hauessero hauuto gl'historici la necessaria cognitione delle medaglie, con migliore certezza de'tempi, e de'successi del Senato, e de'Principi, haurebbono scritto.
Dimoraua Traiano in Roma, attendendo con sollecitudine a bene gouernare la Republica, & ad amministrare retta giustitia a ciascuno, quando Decebalo non potendo coprire, con lieto volto, l'amaritudine del cuore, nè regolare l'animo suo superbo sotto levoglie altrui, stimando egli cosa preclara il difendere la libertà con l'armi, e lo studiarsi, con ogni forza, di non seruire, e che l'auuersa fortuna, vna volta prouata, non potesse continuare ad essere graue nell'istesso modo; prima con segreti prouedimenti, di ciò, che a fare guerra è di mistieri, e poi col procedere palesemente contra i confe derati de i Romani, pose il Senato in nuoua necessità di dichiararlo Inimico; e Traiano, che per la nuoua ingiuria comprendeua essere infruttuosi i suoi benefici, non volendo sopportare, che la patienza di lui fosse più oltre di cotal guisa tentata, preso a suo carico il castigare Decebalo dell'essergli mancato di parola, stabilì con feroce animo l'andar di persona a combatterlo, senza volere nell'esercito altro Capitano di se stesso. Per ricordanza della quale speditione, e del valore vsato in cotal guerra da Traiano, stimo, che fosse decretata la medaglia con testa, e lettere notate, che contiene nel rouescio l'Imperadore armato, che sopra'l Cauallo corre, in atto di lanciare vn dardo verso l'inimico, mentre quegli si dimostra poco meno, che abbattuto, e vi è espresso: S. P. Q. R. OPTIMO PRINCIPI: ma simile pur s'è veduto in Tito.
Vn caso veramente degno di eterna ricordanza, e da essere ascritto a gran lode di Traiano auuenne, mentre disposto all'armi, & al viaggiare; già salito, frà leschiere de gli armati, il Cauallo incaminato all'vscire di Roma, sattaglisi incontro vna Vecchia Vedoua, e pouera, che hauendo vna sola figliuola, quella, disse a Traiano, essere stata sforzata da