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a Pisa, onde ci siam fatti un dovere d'in¬
serirne il disegno in rame fragli altri di
questo libro.
Mostra egli soltanto le parti dinanzi
esprimenti le due divinita favolose, Giove
ed Arpocrate, l’uno caratterizzato dal fol-
gore , e dall'aquila con meno felicità dell'
archetipo marmo, l'altro in giovenil forma
dal cornucopia, e dal dito sulle labbra.
Nelle altre facce sono effigiate altre Deità,
cioè Diana con tre geroglifici, il turcasso,
la mezza Luna, ed il tridente, Pallade ga-
leata con l’ egide squammosa al collo, e
colle braccia armate d'asta e di scudo,
Iside col sistro, e Cerere, o Vesta, la me¬
desima Deità secondo Euripide. Formano
gli angoli dei capitelli Genie alate, figure
di buona forma; ma generalmente il lavo¬
ro risoluto col trapano non è degli ottimi
tempi dell' Impero Romano, come già dis¬
si, e sembra ripeter l’epoca sua da Setti¬
mio Severo.
Dobbiamo al nostro illustrator della
Patria Cav. Flaminio Dal Borgo lo scopri¬
mento di questi due monumenti come ora
si vedono . Avvegnachè le altre colonne
incassate nella parete opposta, ed una ri¬
trovata nell' antica scala della Prioria non
denotino la qualità della fabbrica, noi giu-
dicandola un Tempio scontraffatto non ci