infinite tavole, che sono per farvi vede-
re degli altri soprammemorati antece-
denti Maestri, quelle di questi trè sola-
mente ansiosamente voi cerchiate, e ad-
dimandiate, vorrò nondimeno credere
che non sieno poi per recarvi non poca
maraviglia, e diletto anch' esse le dipin-
te da’ discepoli, che da si grand Uo-
mini uscirono: perche sebben sembra-
che nulla più da desiderarsi lasciassero,
non cosi poi i giardini Pittorici d’ ogni
sostanzievol suco denudarono quelle tre
api ingegnose, che alla nuova industria
degli allievi qualche fiore, per cavarne
on più meditate dolcezze, non restasse
llibato, e non tocco. Quattro furono,
he de' suddetti tre, anzi quattro Car-
acci estinti al danno ripararono: Non
perche veramente di tante, e di tutte
egregie parti, che cumulate in quelli
rovaronsi, al possesso giugnessero; ma
verche in qualcuna averli forse superati
può dirsi: Nella nobiltà, e celesti idee,
ome un Guido: negli eruditi ritrovi,
nell' espression degli affetti, come un
Domenichino: ne scherzi poetici, e
ella grazia, come un Albani: nella
orza del chiaro e scuro, e nel bel scom-
warto de' colori, come un Guercino. E
questi quattro solamente, di tanti
anti, quegli sono, che aggiunti alli tre
ddetti, o pur quattro Carracci anch
ssi, senza il detto Francia, primo di-
truttor delle antiche seccagini; e serza
già memorati Primaticcio, e Tibaldi
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