ad Annibule Carracci Rolognesi, de' quali
il primo era cugino degli altri due, ch-
erano Fratelli carnali, e come che quegli
resse maggiore di età, fu anche il primo,
be si diede alla professione della Pittura
e da lui riceverono gli altri due e primi
ammaestramenti dell' arte; e perchè tuttè
tre erano felicemente dotati di quel do-
no di naturale abilità, che tanto a quest
arte assai difficile si richiede, ben presto si
avvidero, che conveniva riparare al ca¬
dente stato di essa per la corruzione so-
praddetta, &c.
Lo stesso scrisse anche il Baglione¬
quando paragonando i Carracci alla Fe-
mice, conclude, che læ Pittura la quale
col disegno, e col colorito sotto Mich lan-
gelo, e Rafaello era nata, pareva fatta
tanguida, e dal tempo in parte essere stata
ubbattuta, quand ecco dopo gran giro si
ella veduta, per gloria del nostro Seco-
lo, ne' Carracci felicemente rinnovata:
che tutto in poche parole era stato
Drima ristretto dal Dolcini, quando chia-
molli, lapsanti Pictura suffecti Hercules.
Lasciato dunque Lodovico il furioso
roppo, e l'ideale del sopraddetto Fon-
ana Maestro, e oppostosi al languido
roppo, e chimerico del Procaccini, e
del Calvart, suoi condiscepoli sotto le
tesso Precettore, riprese, lo tralascia-
osi da ogn' altro, e giudizioso risalto del
Cibaldi, e la corretta grazia del Prima-
iccio; nè di ciò contento, passò prima
le Cugini a Parma a ripescare la purità