Della dotta Natura
Contemplatori eccelsi al Mondo noti
Son qui qual'Astri immoti
Per campeggiar sin nell'etâ futura
Per palesare intorno
Di più Numi di Delfo il Mondo adorno.
Mà doue ad altro oggetto
Volge la muſa i lumi? Ah ſia del RENO
Chiaro lume, e sereno
Sol per scopo immortale OVIDIO eletto.
OVIDIO a tè ne viene
A tè, che fai stupir Pimpla, e Pirene.
Tu ſai con saggio volo
Già penetrar con l'intelletto i Cieli ;
Onde n'auuien, che sueli
De gli Astri i moti, e l'influir del Polo,
Anzi Prometeo altero
Voli lâ sù per additarci il vero.
Se del Leucadio Nume
Virtû trionsi alla tua mente è chiaro
Di Creta, Tracia, e Claro
Son conti i Diui al tuo sourano acume,
E vedi in Ciel distinto
Quel di Pafo, e di Maia, e quel di Cinto.
Ne gelidi Trionit
Le Gemin'Orse a tè non sono ignote
Con il pigro Boote
Ne ver l'Austro crudel gli empi Orioni.
E con arti nouelle.
Tutte sai tù connumerar le Stelle.
Quindi a ragion la fama.
FELSINA estolle, e le tue glorie honora,
Ben la Castalia Suora:
Per celebrare entrambi al Cielo esclama,
Et io qui da vicino
Ammuro quella, e a tua Virtu m'inchino..
Gio. Francesco Lori Seolare del Collegio Mone Alto,
Discepolo del sudetio Signore.
AI