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TAVOLA II.
Indaro, come più d’una volta per mia buona ventura
ho udito dire dall' eruditissimo Signore Abate Anton
Maria Salvini
„ Che onora se, e quei che udito l' anno, *
Laſciò ſcritto, che ad una fabbrica magnifica e riguardevole,
fa d'uopo di porre innanzi un bel Ricetto, e un Vestibolo
splendido e signorile. A questo nobilissimo insegnamento avea
volta la mira, ſe io non m’ inganno, il gran Buonarruoti nel
formare alla Libreria il Ricetto, o vestibolo, di cui si vagheg¬
gia il prospetto nel presente disegno.
L'ornato adunque delle facciate si scorge in questo, distri¬
buito ſtudioſamente in tre ordini. Il primo ſerve d' imbaſa¬
mento all' ordine di mezzo, il quale sarebbe rigorosamente il
secondo, di colonne e di nicchie nobilmente arricchito. L'
altro poi, che al secondo sovraſta, e verrebbe a costituire il
terzo ordine, appariſce di maniera più gentile aſſai, e più de¬
licata, fatto a pilaſtri piani di poco rilievo. E in cotal gui¬
ſa la ſtanza reſta molto viſtoſa, e ripartita grazioſamente. Da
noi però, per chiarezza maggiore , i primi due ordini si uni¬
scono insieme, e fattone un solo d’ entrambi, come il primo
ordine si considera, ed il secondo si chiama quell' altro, il
quale a rigore farebbe il terzo. L'incassature tra un sodo, e
l' altro lasciate con magistero ammirabile, servono per far vie¬
più risaltare , e quasi trionfar le colonne con gli suoi scuri, i
quali, a dir vero, le fanno grandeggiare a maraviglia, e mae-
ſtoſe le rendono al pari di tutta la fabbrica.
La colonna ha il suo corpo circa due quinti dell’ altezza
sua propria; coſa, la quale è fuori dell'uſato coſtume, e fuo¬
lafer. Can. 2.