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qui la portò da Costantinopoli Eutimio Ere¬
mita. Esso la consegnò alle buone Monache
della Guardia, che sempre poi la custodi¬
rono. Molta frequenza di popolo visitava da
Bologna quel povero santuario: il fervore
ogni di cresceva più grande : si pensò al¬
l’ opera d’ un tempio e d’ un lungo portico
che il collegasse alla città. La pietà e la
divozione possono assai: ed ogni classe di
genti concorse all’ opera con offerte. Nel vol¬
gere infatti di novant’ anni, tutto ciò che noi
vediamo fu ideato ed eseguito! — E si dirà
che in Bologna non è spirito d’ associazio-
ne? Alle cose schiette e pie non manca mai;
nelle dubbie e profane vacilla.
Ma discendiamo dal Santuario di S. Lu¬
ca; e pervenuti al Meloncello, prendiamo
la vía del nuovo portico elegante, con che
il professore Gasperini collegava la reggia
della Vergine alla vasta Necropoli bolognese.
Mettiamovi piede dall’ antica porteria de’ Cer-
tosini. Questi Monaci di san Bruno edifica¬
rono la loro chiesa nel 1335; la consacraron
poco dopo; e cinsero di muri il cenobio
nel 1367. Fuori del recinto sacro dormono
il sonno di morte gli accatolici; dentro i fe¬