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zata di capelli; nel secondo quel non
so che di erculeo, che Plutarco ram-
menta ne suoi Paralleli. A rimpetto
di essi stà il Bruto celebre di Buonar¬
roti, e il Cicerone, che tiensi ora
per vero. I dotti cospiran oggimai
a favore di questo, persuasi dalla me¬
daglia del Monistero di Classe, odal-
la testa che si conserva in Roma nel
Palazzo Mattei; circa la quale, ch'
è somigliantissima alla Medicea, dee
leggersi ciò che ha scritto l'erudito
Ab. Amaduzzi ne monumenti Mat-
tejan. L'altro, che fin da primi
tempi della Galleria ebbe soscritto il
nome di Cicerone, è un Romano
(alcuni lo supposero un Lepido
con picciol porro nel viso; fonda¬
mento nel vero troppo debole, per
crederlo, come dapprima fecero, un
Tullio. Sono anche Romani incogni¬
ti altri del Gabinetto; come una te-
sta rasa, che tiene alquanto del cre-
duto Scipione Affricano; e un altro
con un lembo di toga in capo, sia
per insegna di sacerdozio, sia per
memoria di qualche. fatto. Narra Ap¬
piano (Bel. civ. I.) che Scipione
Nasica con questo segno eccitò 1
eir