LIBRO PRIMO.
Seritrori, che tocano la preseure matera,
CAPOI.
Iccome le prime principali premure di
chi imprende un' argomento a trattare,
sono il vedere, ed jesaminare itutti co-
loro, che del medesimo hanno per lo
avanti trattato; in si fatta guisa nelifar-
mi io a ragionare del Parlagio Fioren-
tino premetter mi giova perialtrui av¬
viso, non men che per mio regolamento, che non al-
tri antichi. Scrittori abbiamo noi, che sopraqdi lciò
facciano nelle Opere loro parola, salvo che Ricordano
Malespini nel Cap. XIX. della sua Storia Fiorentina,
Giovanni Villani nel Lib. I. Cap. XXXIII., e XXXVI.,
e Vincenzio Borghini nella sua Origine di Firenze, co-
me a suoi luoghi riferiremo; i quali tutti con indici¬
bile brevità favellandone, ſi giuſtifica piùjche mai il
desiderio, che si avea, che qualcheduno ex professo
ne ragionasse, ed insieme l' impegno presente mio di
ſtendere il preſente Trattato ſovra di ſimile magnifico,
e stupendo monumento.
le o
Sitgazione del Parlagio Fiorentino.
1070
CAPO II.
llibisa
Vvegnachè la ſituazione del noſtro Parlagio porti
ſeco aſsai lumi per indagare ciò, che è neceſſario
a ben ragionare del medesimo, pertanto qualunque altr'
ordine rigettando, mi è sembrato di dover far prima
qualche menzione di questa. Se si riguarda qual fosse
della Città noſtra la primiera estensione, ci si pone? in
considerazione l' asserto di Giovanni Villani dicente nel
Lib. 1. Cap. LVII. del famoso Testo del Salvini. La
Città di Firenze non si stendea, nè era abitata di là dall'
A
Aruo,