66
GIORNATA SECONDA.
RAGIONAMENTO SECONDO
PRINCIPE E GIORGIO.
Oichè noi abbiamo visto, e discorso gran parte delle azioni di
Cosimo Vecchio, Signor Principe, e considerato minutamente
tutti i ritratti delli amici suoi, e insieme Giovanni detto Bic-
ci suo padre, e la successione in Piero, e Giovanni suoi fi-
gliuoli, cominciaremo a ragionare, e vedere le storie di Lo-
renzo suo nipote; che questa camera, dove siamo, è dedicata
alle sue virtuose azioni.
P. Molto non fate dopo Coſimo le ſtorie di Piero suo figliuolo, il quale suc-
ceſse, e governò lo Stato poi, e ancora che fusse storpiato dalle gotte, sò
pure, che e' vinse con la prudenza il veleno di molti cittadini?
G. V. E. dice il vero; ma io passo tutto con silenzio, parendomi, che e’ non
bisognaſſe far altro, che il ritratto suo nella camera di suo padre, lo e-
sempio del quale si vede che imitò grandemente.
P. E gli giovò assai, che molti si scopersono nimici palesi, che mentre visse
Cosimo stettono occulti, temendo la riputazione, e le ricchezze, che dal.
la prudenza, e forza di Cosimo aveva acquistato in vita; e ancorchè Pie-
ro non attendesse molto al governo, diedono a' suoi nimici molce difficul-
tà di levargli lo Stato, perchè Messer Diotisalvi Neroni, nel quale si con-
fidò Piero (che poi lo ingannò), e Messer Luca Pitti poco innanzi ni¬
mico a Cosimo li congiurò contra nel ritorno da Careggi, al quale scele-
rato tradimento Iddio non permesse lo effetto; perilchè sendo confinati
que cittadini in più luoghi, non mancarono con ogni via tentare tutti i
Principi d’Italia per rimuovergli lo Stato, il quale mantenne quella forma
di governo fino che Piero postosi in letto, senza poter mai muover altro
che la lingua, mandò fuori lo spirito.
G. V. E. in breve ha detto i geſti suoi, senza che io li dipinga, e mi anno
confermato nella mia medesima opinione di non far di lui altra storia; egli
è ben vero, che io trapasso in questa di Lorenzo molte cose, che sarieno
ſtate molto bene in pittura, e di Giuliano suo fratello ancora; che per
non avere grandi spazj in queste volte, ed esser cose da chi avesse stanze
maggiori, e tutte cose odiose, le lasso, sendo l’intento mio volto solo ad
esempi, e gesti grandi, piucchè a fare abbigliamenti, e ornamenti ne’ com-
ponimenti delle storie loro.
P. Che