RAGIONAMENII
loro i penfieri, che macchinavano velenoso, e maligno effetto? Nè pensate,
Signor Principe mio, che il veder combattere quivi Ercole alla palude Ler-
na con l'Idra non diletti chi considererà quella storia, potendo pascer l'ani-
mo, e imparare a conoscere, che questo animale sia l’adulazione, e la fal-
sità, con la quale i Principi buoni del continuo combattono, come fece Er-
cole, i quali, quando aranno cura alla peste di questo animale, faranno sem-
pre come fece Alessandro Imperadore, il quale cacciò di Roma tutti li adu-
latori, che avevano prima avvelenata quella Città del suo Antecessore; non
pare egli a V. E., che tagliasse i capi all' Idra col fuoco, a levarseli di-
nanzi?
Certamente si.
G. Ma ditemi, non è una virtù grandissima quella di quel Principe, quando
libera una Città per soffocamento di alcuni Cittadini, i quali non contenti
d’un governo vanno con la grandezza, e superbia loro sottentrando per
venir capi, e cercando per vie diverse tenere in sedia altrui, e voler con mal-
vagi pensieri sotto quella ombra rubare, e vendicare l'ingiurie loro? non è
quella di quel Signore una battaglia col superbo Lion Nemeo? Pongasi men-
te alle storie Greche, delle quali infiniti esempli sò che sapete, e in quelle
de' Romani a quel che intervenne a Catilina; che ragunati insieme molti tri-
sti, e rei Cittadini, oppressi da debiti, e dal modo del ben vivere, furono
da Cicerone Consolo soffocati, e sbranati, come il Lione Nemeo. Ed al
tempo nostro il Duca Cosimo quanti ne ha distrutti di questi simili uomi¬
ni? V. E. consideri di mano in mano, chi è quello, che, se vuole esser
tenuto Principe grande, non combatta di continuo con Cerbero cane in-
fernale, posto a mangiare gli uomini vivi, e con l'avarizia, la quale si vin-
ce con la liberalità, e con i doni grandi alle persone virtuose, che anno la-
sciato memoria, come fece Alessandro Magno, Cesare, Pompejo, Lucullo,
e molti altri, che colle magnificenze delle spese pubbliche, e con quelle fab-
briche, che anno fatto, l'anno superata, e vinta; esempio grandissimo
di avvicinarsi a Dio, dove tutto quello, che sappiamo di certo che non è
nostro, con giudizio donasi alle persone virtuose, che per li scritti loro, e
altre memorie grandi lo fanno esser loro in vita, e dopo la morte; che que-
ſto è intervenuto più in casa Medici, che in altra moderna, per Cosimo,
Lorenzo, Leon decimo, Ippolito, Alessandro, e il Duca nostro. Ma che di-
rò io delle Donzelle esperidi, nel cui giardino erano i tre pomi d’oro guar-
dati dal vigilantissimo serpente, tolti per virtù d' Ercole? se può esser più
bella virtù in que'Principi, che spettando l’occasione, e che addormentati i
nimici, quando men pensano al pericolo, la virtù d'un solo giudizio vin-
ce la confusione di maggior forze; che ciò intervenne a Claudio Nerone
che, volando con l’esercito suo vincitore, oppresse i Cartaginesi, che ad-
dormentati, su desto dal presentarli la testa d'Asdrubale. Ma che più chia-
ra storia di quelle, che furono (si può dire) jeri nel Duca nostro, nel
malvagio pensiero di coloro, che furono presi a Montemurlo? Nè credia-
te, Signor Principe, che il combattère con Cacco, sia altro, che il giusto
sdegno, che anno di continuo gli ottimi Principi con la natura de' ladri,
e mal-