Full text: Vasari, Giorgio: Ragionamenti del Signor Cavaliere Giorgio Vasari, pittore - architetto aretino sopra le invenzioni da lui dipinte in Firenze nel palazzo di loro altezze serenissime con 10 illustriss. ed eccellentiss. Signore D. Francesco Medici allora principe di Firenze insieme con la invenzione della pittura da lui cominciata nella cupola

R. AGIONAMENTI 
ſtanze del Palagio vecchio di là alla medesima maniera, e bellezza moder- 
na, come queste che abbiamo fatte ora in tutta quest’ opera, senza avere a 
rovinare molto le cose fatte, come V. E. un di, volendo vederne di mia 
mano un disegno, conoscerà; del quale, se Dio concede la vita lunga al Du- 
ca Cosimo, e a me, ho speranza, che se non peggioriamo dall'ordine pre- 
ſo, in pochi anni ſe ne vedrà il fine; se nò, ne lasceremo la cura a V. 
E: il quale sendo giovane, e di grand'animo, lo potrà finir del tutto 
P. lo mi rendo certo Giorgio mio, che se voi fate come avete fatto in que- 
ſti tre anni, che abbiamo avuto la guerra addosso, che avete fatto tanto, a 
me non toccherà altro che ringraziare Dio, e il Duca mio Signore di que 
ſta comodità, e lodar voi, che lasserete per onor di Casa nostra a'posteri 
questa memoria. 
G. Signore io vi ringrazio di queste lodi, che in me non è tanta virtù; ma 
torniamo al primo ragionamento: dico, che trovai come sapete il tetto 
poſto non solo a queſta sala dove noi ſiamo a ragionare, ma a tutte que- 
ſte ſtanze, e avendolo chi lo fece messo troppo basso, e volendo alzare S. 
E. il palco senza muovere il tetto, feci fra questo ricignimento di travi 
e di cornici questi stondati, che s'alzano in alto, dove due, e dove tre 
braccia fino al piano del tetto, e gli sparti di maniera, che in questo qua- 
dro grande di mezzo potesse venire una storia con le figure maggiori, che 
il vivo, accompagnandolo con due quadri minori, che venivano più bas- 
ſi, e lo mettevano in mezzo; e perchè lo spartimento venisse eguale, si fe- 
cero poi questi due altri quadri grandi, che dalle bande ciascuno da due 
ottangoli è messo in mezzo, che questi rilegati con cornici vengono come 
vedete nelle quadrature de' quattro cantoni del palco. Cosi questo mio di- 
segno lo sparti in questa forma, perchè voleva trattare de'quattro Elemen- 
ti, in quella maniera però, che è lecito al pennello trattare le cose della 
Filosofia favoleggiando, atteso che la Poesia, e la Pittura usano come so- 
relle i medesimi termini; e se in questa sala, e in altre vò dichiarando 
queste mie invenzioni sotto nome di favolosi Dei, siami lecito in questo 
imitar gli antichi, i quali sotto questi nomi nascondevano allegoricamente 
i concetti della Filosonia: Or volendo, come ho detto, qui trattare delli E- 
lementi, i quali con le proprietà loro avevano a dare a questa Sala, per 
le storie che ci ho dipinte, il nome, chiamandosi LA SALA DELLI ELE- 
MENTI, cosi in questo palco, o cielo mi parve di dipignervi le storie 
dello Elemento dell'Aria. 
P. Fermate; molto non ci avete fatto quel del fuoco, il quale come sapete 
arebbe a esser più alto? 
G. Perchè come Pittore mi accomoda per questi sfondati, e strafori d'aria 
dipinti in questo palco, dove in parte mostrano volare queste figure, e in 
quest' altri maggiori mi tornavano ben composte, e con più disegno le sto- 
rie del Padre Cielo, come più alto Dio, e ancora per lassare la invenzione 
del fuoco materiale, che noi veggiamo e adoperiamo quaggiù, in questa 
facciata dove V. E. vede il camino; che del fuoco della sfera celeste, non 
sapend' io come si sia fatto, lasserò questa cura a miglior maestro di me, 
che lo dipinga. 
P. Co-
	        
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