Full text: Vasari, Giorgio: Ragionamenti del Signor Cavaliere Giorgio Vasari, pittore - architetto aretino sopra le invenzioni da lui dipinte in Firenze nel palazzo di loro altezze serenissime con 10 illustriss. ed eccellentiss. Signore D. Francesco Medici allora principe di Firenze insieme con la invenzione della pittura da lui cominciata nella cupola

RAGIONAMENTI 
G. Signor si, egli è da questa banda di qua armato di arme bianca con l' 
elmo fatto alla Borgognona, in su quel cavallo bianco bardato, che salta, 
e che ha quel sajo sopra l'armadura di velluto chermisi bandato di tela d' 
oro; di que' due, che gli sono appresso, il più vecchio è l'Allegria, l'altro 
è il Palissa capitani Franzesi. 
P. Certamente ch io non credo, che fusse mai giovane sbarbato di quella na- 
zione più volonteroso di gloria di lui, e che in un tratto pigliasse piu ardi- 
re nelle cose della guerra, insegnando soffrire a’ suoi soldati il combattere 
di verno; che sapete, di che importanza fu il danno, che e’fece nel suo 
primo combattere, quando egli costrinse, combattendo, gli Svizzeri con lo- 
ro grave danno ritornare a’ Cantoni loro, e poi con che velocità, e bravu- 
ra egli liberò Bologna dall'assedio, mettendovi dentro le venti insegne di 
fanteria, e i seimila cavalli con tanti carri, e artiglierie, senza che il 
campo nimico lo sapesse. Del pigliar Brescia non parlo, è come presto cari- 
co di preda tornasse a Bologna all'esercito del Papa, e continuamente segui- 
tandolo si risolvè in ultimo andare a combattere Ravenna, giudicando, o 
ch’ ella si sarebbe resa, o che andando a soccorrerla lo esercito, dov’era il 
Legato, gli arebbe dato occasione di far fatto d'arme, come egli fece poi. 
In somma, Giorgio, io non credo, che mai Franzese nissuno avvanzasse 
questo giovane e d’ingegno, e di bravura, e di celerità d'opera, e che 
la fortuna lo spingesse piu tosto con la lode, e con la gloria in cielo, e 
che anche con la morte lo levasse si presto di terra. 
G. Egli è verissimo: or guardi V. E. un poco la campagna di Raven- 
na, che io ho dipinta, e il paese con la pineta in su la marina, e il fiu- 
me, che passa da porta Sisa, pieno di barche, che va poi dalla Badia di 
Porto in mare. 
Ditemi, questo ignudo grande, che è qua innanzi con quel timone, e 
quella pina, e ha avvolto al braccio quel corno di dovizia pieno di tanti 
frutti, e dalla man sinistra tiene quel valo pieno d’acqua, che lo versa in 
quel fiume, per chi lo figurate voi? 
G. Per il fiume Ronco, che da’ Romani su chiamato Viti, e il corno per 
l’abbondanza del paese, e il remo perchè le barche dalla foce di Porto fi- 
no a Ravenna vi navigano: ma ditemi, Signore, avete voi considerato il 
paese, e la città, la quale è ritratta di naturale per quella veduta appun- 
to dove fu il caso? guardi V. E. minutamente, che poco lontano alle mu- 
ra sono accampati i Franzesi, e Fois con quel numero grande di artiglie- 
rie battè la città appunto accanto al torrione della porta a Santo Man, 
dove è il canale, e i mulini; e in soccorso su mandato al Legato alcu- 
ni capitani del Papa, e Marcantonio Colonna, innanzi che Fois la fa- 
cesse battere; i quali con la loro gente d’arme, e co’ cavalleggieri di Pie- 
ro da Castro, e altri capitani di fanteria sollecitarono l'andata, e promi- 
se loro il Legato, che, se avessino cura della città, non mancherebbe soc- 
correrli bisognando, e che terria cura di loro, come di se medesimo, e 
però gli ho fatti, come vedete, dentro, e parte in su le mura. 
P. Non veggo io, Giorgio, rovinar le mura, e ammazzar con quella batte- 
ria molti, che sono alla difesa di quella? 
G. Si¬
	        
Waiting...

Note to user

Dear user,

In response to current developments in the web technology used by the Goobi viewer, the software no longer supports your browser.

Please use one of the following browsers to display this page correctly.

Thank you.

powered by Goobi viewer