DISCORSO MORALE.
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che la Natura si prenda quell esemplare per for-
marne dè simili, e poi si chiami vinta. E che
ciò sia vero dicono che Pirro, ed è quello che fe¬
ce guerrà à Romani, hauesse vn Agata mac¬
chiata in guisa, che non dipinte dall'arte, ma
dalla natura vi si scernevano le nove Muse, et
Apollo con la (etera in mano, et a ciascuna di es¬
se la suà particolare insegna. Non sò se habbia
ciò più della fauola, che della verità. Ben è ve-
ro, che vna somigliante cosa vien fatta dall'ar-
te nelle gioie della Cappella: ma con tanta perfet
tione, che dove nell Agata si doueua mirare, se
pur si miraua, adombrato qual cosa delle nar¬
rate; qui si scerne il tutto cosi ben dipinto, &
espreßo, che già mai non si può de siderar piu.
Cedino pur dunque tutti gli artifitij ancora
quelli de la natura, all artifitio de la Cappella,
essendo in esso tutti ristretti, e perfetti. Ogni
gran pregio non si paragoni à questo, perche sa¬
rà vinto senza comparatione
Quante merauiglie sono state al mondo, e ci
sono, venghino pure à rimirar la Cappella, che
nel suo valore, e splendore son per restare abba¬
gliate, e confuse, Echi leggè mi creda pure, che
mentre hò assimigliato quest opera alla celeste
Gierusalemme, oltre che, per quello che ci vien
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