DIS CORS
plicarono subito a diboscare il primo terreno che
trovarono (cioè appunto questo della daremma) e
prepararlo per gli abituri, e per sementare il Grano,
l'Orzo, ed altre Civaie che seco avevano portate,
indi col decorso del tempo fabbricarono in questo
tratto di Paese diverse Città, per tralasciare i molti
Castelli, e Villaggi subalterni.
Stabilitisi posteriormente, e cresciuti che furono
assai di numero, si distesero anche per le parti su¬
periori della Toscana, ma verisimilmente lungo le
Valli dell'Arno, della Chiana, e di qualche altro fiu-
me grosso, domesticando il terreno, riducendolo a
coltura, e fondando delle Città; e dipoi anche man-
darono delle Colonie in altre parti d'Italia. La co-
modità del Mare, e la fertilità dei Terreni di Ma-
remma, fu la cagione, che i primi abitatori disprez¬
zarono le parti più montuose, ed aspre della Tosca-
va superiore, e perciò non dee recar maraviglia, se
cinque secoli avanti la venuta di Gesù Cristo la To¬
scana superiore era ricoperta di vastissime, ed impe¬
netrabili boscaglie, qual'era per cagion d’esempio
la Ciminia
Le antiche e più considerabili Città della Ma-
remma nostra erano Luni, Pisa, Volterra, Populo¬
nia, Vetulonia, Roselle, Saturnia, e Cosa per tra-
laiciarne molte altre minori, e che non si sa bene,
se fossero antiche quanto queste. Ora queste sette
Città potentissime e popolatissime, dovevano neces-
sariamente avere dintorno a loro i respettivi terri¬
torj molto coltivati e popolati, donde ricavare po¬
tessero le grasce, ed altri comodi della vita, e da
ciò, se io non m'inganno, resta provato abbastanza,
che questi paesi in antico erano sani. Certamente
Dio¬
(1) V. Liv. Hist. Rom. Lib. 17. Borghini Discorsi P. 1. a
8. Flori Rer. Rom. Lib. 1. cap. car 72 249. 250. 323. e 349.