ISTORIA
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tente Esercito, e con esso venne subito a vista de'
Nemici, i quali dentro a forti e buone Trincière si
stavano sicuri, perseverando in detto assedio, ancor-
chè l'Esercito Fiorentino fusse più copioso assai di
quello degl' Inimici: stati cosi gli Eserciti molti gior-
ni, solamente alcune volte con leggiere scaramuccie
pizzicatosi, Uguccione, dicano per dubio e sospetto
di novità diloggiasse, il che veduto dall' Esercito
Fiorentino, fu subito levato romore, che l'inimico
fuggiva, e messosi in ordine, non consapevole chi
comandava che mai, e massime nelle Guerre, l'azioni
capricciose non sono punto lodevoli, e che è pericolosa
cosa l'audacia, qualora le forze non ricevono coman¬
damento dal senno, andò ad assaltare l'inimico Eser-
cito; il che veduto da Uguccione, si misse in punto
per la necessaria battaglia con tanto valore de' suoi,
che roppe l'Esercito nemico, ancorchè nel principio
del fatto d'Arme restasse morto Francesco figliuolo
d'Uguccione. Lionardo Aretino nel V. Lib. delle
sue Fiorentine Storie, dice che a mettersi in fuga
furono i primi i Sanesi, e Colligiani collocati insie
me nel sinistro Corno, ma che ciò avvenne, perchè
furono trovati sprovvisti. Se Uguccione come scrive
l'Aretino, il che ancora vien da tutti affermato, che
questo fatto raccontano, diloggia per non combattere.
e perciò viene dall' Esercito Fiorentino seguitato, et
assaltato, come può stare che l'assaltatore sia Ugue-
cione, e come possono esser colti improvvisti coloro,
che unitamente vanno con tutto l'Esercito ad assal¬
tare gl'inimici, e forzatamente gli fanno combattere?
et è giorno chiaro quando il fatto d'AArme s'attacca.
Per di sotto in detto libro si legge, che Pietro Fra-
tello del Re Ruberto, che per la malattia di Filippo
suo Fratello fece quel giorno l'ufizio di Capitano
Generale, et in detta Battaglia morse insieme con
Carlo