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DI STAZZEMA.
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farne le debite prove. Per quanto posso giudicare
colla superficiale osservazione, ella è ricchissima,
poichè i di lei pezzi più sinceri sono pesantissimi,
e paiono Ferro pretto e raffinato. Paragonandola
con altre vene di Ferro che conservo nel mio Mu-
seo, vedo che ella è similissima a quella di Schmi-
deberg in Sassonia, a quella di Presberget, a quella
di Nordberg in Dalekarlia, ed a quella di Gry-
thyttam in Westmanland di Svezia. Vero è che la
Toſcana non ha bisogno di Miniere di Ferro, aven-
done quanto ella vuole dall' Isola dell' Elba, e per-
ciò non dee recar maraviglia, se queste sieno state
lasciate in abbandono.
Nel rieſaminare in Firenze i pezzi di vena che
presi a Stazzema, ne ho ritrovato uno, che non è ve-
na di Ferro, ma bensi di Piombo, assai pesante, tut-
ta gremita di Tessule, o scagliettine quadre lustranti,
che si potrebbe ridurre al Plumbum particulis cubi¬
cis Linn. Syst. Nat. pag. 180. n. 4. vi è mescolato
del Pirite Ferreo, e vi sono delle vene di Quarzo.
Senza dubbio questo pezzo di Piombo è stato cava¬
to dalla Miniera del Ferro, poichè era li fuori me¬
ſcolato coi pezzi di Ferro, e ci fa comprendere
che anche il Piombo in origine è stato un liquido
acquoso, mescolato colla pasta fangosa di Sasso mor¬
to, insieme colla quale egli si è dipoi accagliato, e
consolidato secondo la sua propria natura. Ci fa al¬
tresi congetturare, che questa Miniera di Stazzema
meriterebbe di essere esaminata attentamente, per
vedere sè se ne potesse ricavare notabile guadagno,
col Ferro, e col Piombo unitamente, se non com-
plisse il tenerla aperta per il Ferro solamente.
Soggiungo che queste Miniere di Ferro di Stazze-
ma, sono molto simili a quelle che si riconoscono
sulla Mersa dietro a Montieri, descr. a car. 61. del
T. III.