LIDO DI LIVORNO.
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dire appunto donde sieno venute. Ne raccolsi alquan-
te delle più bizzarre, tralle quali una schiacciata, e
grande quanto un Tollero, di colore rosso con mol-
te macchie nere più dure della pasta rossa, che per
ciò era stata scavata dall' arrotamento del Mare A¬
vendola fatta segare per donarne la metà al Signor
Dottore Niccold Gualtieri, trovammo che dentro è
una Dendrite bellissima di alberini neri in fondo rosso
e si vedono a luogo a luogo certe linee sottili, e ret-
te, che si tagliano fra loro scambievolmente, e sem-
brano di puro e pretto Ferro brunito, e siccome
sono più dure che la pietra, hanno potuto meglio
resistere alla violenza dell'acqua. Vi trovai ancora
un pezzo di Diaspro nero, non scantonato a cagio¬
ne della sua durezza, e pieno di macchie tonde di
color cenerino minori d’una Lente. Esso pure segna-
to fece vedere, che le macchie s’internano, e pas-
sano da una parte all' altra, come fanno certe pie-
tre dentro alle quali sono de'gruppi di Acropore,
ed altre simili Piante Marine: ma nelle macchie di
questo Diaspro non si riconosce vestigio alcuno di
produzione organica, anzi non ne so investigare l
origine . Più in alto della Ghiaia, particolarmente in
luogo detto i Mulini a vento, si vedono grandi am-
massi di foglie d'Aliga secche, mesco ate con altri
recrementi Marini. Sono detti Tassoni, forse dalla pa¬
rola Provenzale Tas Monte, o Acervo. Trovai tra
essi molte minute produzioni Marine, che troppo ci
vorrebbe per descriverle. Vi si trovano moltissime
Pile Marine, come le chiamano i Naturalisti, le quali
altro non sono che nervi delle foglie d’Alga mace-
rate e sfilaccicate, aggruppati cosi in palle di figura
diversissima dalle ondate vorticose, e non meritano
tanto mistero, quanto ne hanno fatto Luca Schrokio,
e Mat¬
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