Full text: Del Migliore, Ferdinando L.: Firenze, città nobilissima

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Di S. Marco. 
reno delle Monache di S. Domenico, appresso alle quali e il predetto 
rogito del 1403. Prese equiuoco alcuno, che alla forza delle parole 
del seguente istrumento dette sinistra interpetrazione lontana dal ve- 
ro lor significato, portando detrimento al senso diritto delle due pre¬ 
citate Scritture; essendo che la Carta del primo di Luglio 1300. esisten¬ 
te nel Capito! Fior. rogata da Francesco di Neri da Barberino, samo¬ 
so Giudice di que tempi, mostri, quella non essere stata la prima in- 
troduzione de Monaci in quel luogo, venutiui gia, come dett auiamo, 
molto prima, ma la concessione della Parrocchia alla Chiesa, fattale 
a nome del predetto Vescouo Francesco, con parole talmente chiare, 
portanti vn motiuo degno, che ristrettone il senso in breue, dalla La¬ 
tina, nella nostra lingua, dicon cosi, Considerandosi, che dreto alle 
nuoue Mura della Citta verso Cafaggio, ed anche fuori delle vecchie, 
fosse talmente creſciuto il numero degli Abitanti, che bisognaua prou. 
ue dergli nello Spirituale, costitui vna Parrocchia, è quella concesse al 
Priore, e Frati di San Marco, Chiesa nuouamente eretta in Casaggio 
all Ordine di S. Benedetto di Montefano. La qual Cura d'Anime, tor- 
nando a confino a quella di S. Reparata, o pur che con più ragione da 
essa si ſmembrasse, s'accese dipoi fra que Padri, e' Canonici del Duo- 
mo vna lite, che con durezza agitatasi in Corte Vescouile, s'acquietò, 
e ſpensesi finalmente per lodo di Francesco da Cingolo Vescouo di Fi¬ 
renze nel 1337. in cui di consenso delle parti (mostra Ser Benedetto di 
Maeſtro Martino che si rogò dell'atto) erasene rimessa la diferenza. 
Ma essendo auuenuto nello scorrer degli Anni, il decader che fece¬ 
roque Monaci dalla Regola, e da quella strett osseruanza acclamata 
come dicemmo, per grande con tanta lode; malamente sofferendosi 
T'azzioni loro, da' Popoli coſtituiti sotto la lor direzione, e cura; ne 
fecero sconcia querela a Papa Martin V. inuiandogli Giouanni di Lu¬ 
ca Martini, ascendente a quei, che sotto quel Casato si dicon'oggi per 
aggiunta, dell'Ala; Vomo nobile, animoso; e di bella presenza, por¬ 
cò con zelo le ragioni di chi fortemente doleuasi di quella vilipesa, e 
strapazzata Religiosità, alla presenza di quel Pontefice; il quale ordi¬ 
nò a Gio: Abate del Monaſterio di S. Paolo a ripa d'Arno, che disami 
nata la causa, e motiui della querela sentenziasse. E perchè accon pagnauasi 
l'eſclusiva domandata dal Popolo, con istauza portata di consenso 
vnisorme, s'introducessero al possesso di quella Chiesa i Domenicani 
osseruanti per la riforma della Regola di freſco intra preſa, che ſe ne vi¬ 
ueuan allora a S. Domenico di Fiesole; ſentenziò a fauor loro, non senza 
vn'estremo rammarico de' Siluestrini, scrisse Ser Giouanni Bandini. 
da cui fu legalizzata nel 1418. la Sentenza, dalla quale appellandosene 
essi al Concilio Scismatico di Basilea, benche non se ne sperasse ri- 
proua, che auesse sostanza, e vigore, la si difese non ostante da Fra- 
Gio¬
	        
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