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collocati i sedili (bisellia) dei magistrati. Nel centro del lato orien-
tale trovasi un posto, che occupa la larghezza di due gradini, riser-
bato senza dubbio al presidente dello spettacolo. Alle tribune superiori
per le donne e i fanciulli si perveniva da un corridoio posto alle
spalle, accessibile dalle scale esterne e nel quale sono ancora conser-
vate alcune pietre con fori, in cui venivano immessi i pali destinati
a reggere il velum. E questa del velum, che doveva difendere gli
spettatori dal sole, era una condizione richiesta, perchè lo spettacolo
riuscisse più gradito; tanto che negli annunzí di giuochi gladiatori
non mancava la promessa «... e vi sarà il velario » (et vela erunt).
A quella guisa che in Roma il mestiere di gladiatore apriva talora
l’adito al favore delle donne, persino auguste, cosi anche nella piccola
Pompei i robusti gladiatori attiravano a sè i desideri delle fanciulle.
In quest’arena fecero mostra delle loro belle forme e diedero prova
del loro valore il trece Celado, acclamato quale suspirium puellarum.
e il reziario Crescente che potè vantarsi di essere puparum dominus.
Ritornando nella parte già scavata della città, al quadrivio for-
mato dalle vie Stabiana e dell’ Abbondanza, si trovano un’ apertura
del corso stradale, un castello d’ acqua (v. sotto a pag. 47) e quat
tro grossi pilastri laterizí, a ciascuno dei quali è addossata la base di
una statua. Su quella rivestita di lastre marmoree poggiava la statua
di Marco Olconio Rufo, l’uno dei due rinnovatori del gran teatro, e,
secondo la iscrizione appostavi, tribuno militare, cinque volte duum-
viro, due volte quinquennale, sacerdote di Augusto e patrono della co-
lonia.
Alquanto più su a dritta, si entra nelle cosi dette Terme Sta-
biane (fig. 5, A). Il bagno è un vivo bisogno di tutti i popoli meri-
dionali; ma presso nessun popolo antico o moderno esso diventò pas-
sione vera e propria, come presso i Romani del tempo dell’impero, che
alla soddisfazione di questo bisogno costruirono quei grandiosi e splen-
didi edifizí, la cui ornamentazione, che cosa mai fosse, bastano ad at-
testarlo il Laocoonte e il torso di Belvedere in Vaticano, il toro Far-
nese, l’ Ercole Farnese e la cosi detta Flora Farnese del Museo di
Napoli. Nella stessa piccola Pompei si conoscono sino ad ora tre pub¬