REGGIA DI NAPOLI
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immaginata ed eseguita dal Picchiotti, la quale, non
avendo finora serbato di magnifico altro che il vaso,
veramente sorprendente per ampiezza, si sta ora deco-
rando nel modo più splendido immaginabile. Gradini
di un sol pezzo di marmo di Carrara, lunghi da 22 a 32
palmi, balaustre laterali, e mura di marmi colorati
adorne di stupendi bassirilievi, di quattro statue colos
sali, già commesse ad altrettanti patrii scultori, e di
volte di stucchi finissimi, la renderanno fra breve unica
nel mondo.
Chi termina di montare la descritta scala, e volge per
l’ampio corridojo a sinistra lungo il secondo ordine di
porticati chiuso da imposte di cristalli s’incontra nella
reale cappella che, per verità, ad eccezione dell’altare
maggiore tolto dalla chiesa di S. Teresa, ricco di pie¬
tre dure preziosissime, come agate, diaspri, lapislazzuli
fogliami, e cornici di metallo dorato, ad eccezione del
tabernacolo ch’è rarissima opera del secolo XVII, e di
un’ottima statua del Fanzaga, rappresentante la Con¬
cezione, nulla offre degno di osservazione.
Le sale del primo piano in numero di 90 compongono
il reale appartamento di etichetto, essendo destinato ai
grandi ricevimenti ed alle feste, e sono decorate di sup¬
pellettili splendidissime per gusto e per ricchezza, spe-
cialmente di quadri antichi e moderni preziosissimi.
La prima sala è detta de’vicerè, perchè conteneva i
ritratti di quegli avari proconsoli. Ora tolti, con mi¬
glior consiglio, han dato luogo a copie in gesso delle
più belle statue colossali del museo reale.
La seconda sala ha i soprapporti pregevolissimi del
Rossi, e gli stupendi affreschi del Corenzio, il quale vi
figurò diversi fasti aragonesi, cioè Genova che offre le
chiavi ad Alfonso 1; l’ingresso di questo a Napoli; la
presentazione fattagli del Toson d’oro per parte del du-
ca di Borgogna ; la protezione da lui alle scienze ed
alle arti accordata; la sua investitura di questo regno
ricevuta dal pontefice.