Full text: Volume (5,2)

CAMMEI ED INTAGLI 
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bitava che quelli eruditi, i quali han creduto 
raro ai tempi d'Omero, che il fatto narra di 
Bellerofonte, l'uso delle lettere, stabilito aves¬ 
sero con pienezza di prove la loro sentenza. 
Postomi io quindi con tranquillo animo a 
farne esame, mi parve che il dubbio si facesse 
certezza. Le mie ragioni esposi allora in uno 
scritto, di che, sono alcuni anui passati, feci 
lettura alla Società Colombaria. 
Questo scritto è quello che a modo d’appen¬ 
dice, se dir non posso a perfetta opportunità, 
avventuro qui al giudizio del pubblico, con¬ 
fortato grandemente dalle Congetture intor¬ 
no al primitivo ulfabeto greoo del sig. Consig. 
Marchese Cesare Lucchesini stampate in Luc¬ 
ca nel 1829, colle quali mi sono trovato pie¬ 
namente d’ accordo. 
Dico adunque in principio che le vecchie 
forme del greco alfabeto or sono le stesse che 
le fenicie, ed or vi son prossime (1). Dunque 
(1) Veggasi la tav. ultima del tomo 3. del Saggio 
di lingna etrusca del Lanzi ed. 2. Ex hisce populis 
eum quem primo loco nominavi (i. e. phoenicium) rem 
vel apud se inventam vidisse, vel ita excoluisse, et ad 
alios populos, nominatim Graccos, pentulisse, ut au 
ctor dici et haberi possit, tum admodum constans 
fama, tum ipsa figura litterarum graecarum vincit. 
Wolf Prolegom. ad Homer, p. L. Sull'ordine, e la fi¬ 
gura delle antiche lettere grèche e sull' introduzione
	        
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