STATUE, BUSTT EC.
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La Venere di Cleomene come or desta le
più grandi ammirazioni nei riguardanti; cosi
dovette sorprendere anco gli antichi, veggen¬
dosi tante volte ripetuta in bronzo ed in
marmo. Una bellissima replica è quella che
diamo ora alla tavola XXXIX. La pubblicò
già il Gori nel suo Múseo Fiorentino (3); e
come, non ostante i reclami della critica,
era egli uso di prender motivo nel dar nome
lato gli Amori, cosi parla della Venere Gnidia
di Prassitele: Ilav d ro réndos auris ànéAu¬
TTov, ob nutčs èoJuros čureroον, yeyuv-
rai, nλv ooα Ty čréea geiQi Týy a d e
Jóros ètire, Omnis autem illius pulcritudo
nihil tecta, vestitu nullo circumposito, nudata est,
nisi quod altera manu pubem furtim occultat (Op.
t. 2. pag. 411.). La Venere dei medaglioni di Gni¬
do e del Pio-Clementino e appunto nuda, e colla
destra atteggiata a coprir le vergogne, com’ è des¬
critta da Luciano. Somigliante dovett' essere la Ve¬
nere condotta in avorio e descritta da Filostrato al¬
la tavola 1. del Libro secondo delle immagini;
scrivendo egli di essa: To pèv cXua ris AOpo-
drys, aiooUs vvur rai eboyýuov, Habitus
Deae est habitus pudoris; est enim illa nuda, et statu
corporis decenti .Seguo la naturalissima interpunzio¬
ne del celebre Heyne. V. Heynii. Opuscula Aca¬
dem. vol. 5. pag. 91.
(3) Stat. tab. XXXI. E alta metri 1,897. col
plinto ; senza il plinto metri 1,839.