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perocchè distendendosi vie più li diluvi di
cenere, pervennero quà , ove ne' passati
giorni non erano arrivate. Poco à poco
disparve a’ nostri occhj il Sole, e si annot-
tò si fattamente il nostro Cielo, che alle
21. in 22. ore fù necessario camminare con
torchj accesi per la Città, ne ciò era suffi
ciente rimedio alla densa caligine, e alle
tenebre palpabili, che si pativano. Tutta
la gran massa di cenere, ò mal sostenuta
più dal fuoco, cui dovette mancare il vigo¬
re, ò da suoi varj movimenti determ nata
à quest' uno, abbandonossi sopr' à noi con
tanta gagliardia, e spessezza, che non si
legge in tutte le nostre cronache accidente
à queste simile, ne prima della venuta di
GRISTO Redentore, ne dopo la sua
Incarnazione in tutte l'altre gravi erutta-
zioni, che si contano; e questa spessezza di
tenebre, ne noi, ne noſtri vecchj la vid-
dero, ò la intesero mai raccontare. Aga ium¬
gevasi, che non sosfiava ne pure tenuissi ma
aura di vento, che mandasse più oltre la
cenere; e in mezzo à quell' indicibil' orro
re rimbombava l'aria col continuo strepito
de' tuoni, e delle saette folgori, delle qual
molte ne caddero, benchè senz offesa d'al
cuno, à riserva d’una, che fracassò la cupo
la di S Maria dell' Arco: onde parea
scatenato l'inferno à nostro danno.
Mà colui, che custodisce le Città, ed hi
nelle sue mani il cuor de' Re, e de'popo
li; ispirò à tutti un fervente ricorso all
intercessione del nostro Guardiano, e PIO
tettore SAN GENNARO, il qual c'im
petraſſe dalla sua Divina Miser cordia la
liberazion della tremenda caligine, che u
cagionava la cenere, la qual, se troppo du
rava, era senza dubbio sufficiente à soffa
garci tutti, ovvero almeno innabbissa
asta