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ta. Ebbero il nome di lazzari dalla loro passata quasi nu¬
dità. Contenti di aver quanto basta, passano più dolcemente
che non si crede la vita. I facchini servono a’negozianti ,
alla dogana, alle botteghe , a’particolari. Vengono ad
essi continuamente affidate somme rilevanti , senza che
alcuno abbia avuto mai a dolersi di qualche loro man¬
canza. Di questa virtù morale, più che della loro nu¬
dità, dovrebbero parlare i viaggiatori che non guardas¬
sero la scorza delle cose. Ma per contrario costoro ci par¬
lano di 40 mila lazzaroni , che vivono a Napóli senza
tetto, che vanno quasi nudi, che mangiano in mezzo alle
strade, che si creano un capo, il quale secondo Saint-Non
è sempre stipendiato dal governo , e di simili scipitez¬
ze. Tutte le grandi città hanno buon numero di prole-
tarii , i quali per la loro poco felice situazione dovun¬
que sono feroci , turbolenti e rivoltosi , quando scon¬
volto si trova il reggimento civile. I nostri lazzaroni so-
no divenuti celebri dopo Masaniello. Furono formidabili
sotto il governo debole e dispotico de’ Vicerè, ed oggi so¬
no tranquilli e sommessi sotto un Re nato nel loro paese.
Nel territorio della città abitano moltissimi contadini,
che sono forse più rozzi di quelli delle provincie. Lavora¬
tori instancabili coltivano le terre secondo le loro vecchie
usanze, nè saprebbero portare ad esse il menomo migliora¬
mento.Gli agricoltori per contrario dell’agro fiorentino so¬
no gentili, accorti, industriosi. Ma in Toscana i contadini
sono una specie di compadroni, per l’usanza che vi è di
dividersi il frutto de’ poderi tra essi ed i proprietarii. Ciò
obbliga questi ultimi a passar parte dell’ anno in cam¬
pagna, e ad essere in continuo commercio coi primi. La
padrona è sempre la comare del contadino ; rivedendo il
suo figlioccio lo abbraccia ; passando esso a nozze lo tie-
ne colla sposa e colla famiglia a mensa. A Napoli per