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ed armonia nella Maddalena non manca, in particolare nello inter¬
no. Anche a me non somigliano belle le quattro colonne binate del¬
l’esterno prospetto; anche a me spiace il profilo meschino del ca¬
pitello jonico, che qui avrebbesi potuto disporre coll’ipotrachelio.
come quelli di Minerva Poliade o della Libreria di S. Marco; anche
a me spiacciono e lé cornici monotone, sagomate, direi quasi, con
mano irresoluta, e le brutte lesine del circolo esterno, e le troppo ag-
gettate imposte degli archi, e l’arido lanternino della cupola; ma col
Diedo divido l’ammirazione verso gli altari corintii, le cui colonne in
luogo di poggiare, come d’ordinario, sopra la mensa, sono piantate
in terra; pensiero nuovo e felice, il quale aggiunge all’ altare sem¬
plice grandiosità. A me piace anche la mensa priva di parapetto e
sostenuta da due gran mensole: cosi potè l’architetto profittare di
uno spazio maggiore per la predella, la quale, a cagione della stret-
tezza del luogo, sarebbe rimasta un po’corta, se si fosse riempita
col solito parapetto. In una parola mi pare che la chiesa della Mad¬
dalena sia come tutti gli edifizii di imitazione, un’ opera senza genio.
ma tutt’altro che disprezzabile.
ANTONIO VISENTINI
—1223—
Fu uno dei più castigati architetti di questa età, ma occupato
principalmente nell’incisione di molti lavori architettonici, fra quali
le vedute di Venezia del famoso Canaletto, e la chiesa di S. Marco,
pubblicata in molte tavole in gran foglio nel 1761, poco murò se¬
condo i suoi progetti. Citansi come opere di lui due case costrutte
pel console britannico Smith; una in Venezia, l’altra a Mojano sul
Terraglio, ma non ci è dato adesso indicare quali sieno 1. Egli
era anche buon prospettivo, e molte vedute dipinse pei veneti pa-
trizii. Ma la fama di savio architetto egli la deve principalmente
alle, da me più volte citate, Osservazioni al Trattato del Gallaccini.
In esse mirò, come ho già detto, a sferzare il barocco che guastava
ogni fabbrica, e dimostrando il suo assunto cogli esempii che portò
incisi , lo comprovò con savii ragionamenti, ne’ quali le ragioni
statiche sono ancor meglio discusse che non le estetiche. Diresse
lo staffile principalmente contro le follie borrominesche, di cui an-
dava allora si fastosa l’architettura di Roma, e più ancora contro
l’altre che si operavano al suo tempo, ed anche prima, in Venezia.
Il gran numero d’errori ch’egli rinviene, in particolare negli edifizii
1 Elementi dell'Archit. Lod., tom. I, pag- 3.