Full text: Selvatico, Pietro: Sulla architettura e sulla scultura in Venezia dal Medio Evo sino ai nostri giorni

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A proposito di questa corrotta chiesa, espressé assennatissime ri¬ 
flessioni il Visentini nelle Osservazioni al Trattato del Gallaccini: 
« La Casa di Dio, dic’egli, dovrebbe essere composta in modo che 
conciliasse devozione e compunzione e non movesse mai a curiosità, 
ed eccitasse sviamento colle bizzarrie smorfiose introdotte, come 
veggiamo in questa chiesa dei PP. Carmelitani Scalzi più che in ogni 
altra., In fatti non può essere più sconcia, sgarbata ed impropria. 
Si osservi che ella è piena dall’alto al basso di ricchi marmi, parte 
veri e parte finti, tutta ingombrata da idee fantastiche e da scena, 
frammischiate con oro e pitture varie: tutto per far comparsa ricca 
e pomposa; ma priva e spoglia affatto del vero suo decoro perchè 
esser dovrebbe pura, solida, semplice ed eccitante venerazione. 
Chi non conosce quanto espongo, è nudo affatto d’intelligenza e 
si accorda collo stile corrotto, approvato da coloro cui piace l’at- 
tillatura e il fasto scenico, credendo questo essere il vero e il 
buono » 4. 
Alcune Guide attribuiscono al Longhena le facciate cosi di S. Sal¬ 
vadore come della vicina scuola di S. Teodoro; altre le dicono del 
Salvi. Ignoro quali documenti favoreggino l’una o l’altra opinione; 
mase dovessi giudicare dallo stile delle modanature, e da certo 
disgregamento che vi è fra le parti, il quale annunzia povertà di 
immaginazione ed impaccio nell’estrinsecare il concetto, le stimerei 
del Salvi. 
MONUMENTO PESARO (ai Frari). Se il Longhena si la¬ 
sciava córrere a stranezze ghiribizzose nelle chiese, non scioglieva 
meno il freno alla sua vivace fantasia quando era chiamato ad al¬ 
zare suntuosi monumenti sepolcrali pei gran signori. Dispositore 
allora del molto denaro di ricchissime famiglie, non v’era freneti¬ 
chezza che non gli piacesse porre ad effetto. E ne è prova irrecu- 
sabile il monumento sepolcrale del doge Giovanni Pesaro eseguito 
nel-1669. 
Uno forse dei più goffi delirii del Longhena e dell’ età misera in 
cui egli viveva, era quello di usar le cariatidi negli edifizii anche 
di grave stile; anzi di abusarne a segno da farle diventare parte es- 
senzialissima di quelli. Abbiamo già veduto come egli non si ver¬ 
gognasse di prodigarle sulla fronte d’una chiesa; lo vedremo adesso 
adoperarle in un’ opera funerale, che è una delle più ricche quanto 
delle più scorrette di Venezia, ma però cosi grandiosa nelle sue li- 
nee, e nelle sue masse, da meritar forse più indulgenza di certe 
grettezze d’oggi giorno. 
p97910 
1 Visentini, op. cit. p. 87.
	        
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