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A proposito di questa corrotta chiesa, espressé assennatissime ri¬
flessioni il Visentini nelle Osservazioni al Trattato del Gallaccini:
« La Casa di Dio, dic’egli, dovrebbe essere composta in modo che
conciliasse devozione e compunzione e non movesse mai a curiosità,
ed eccitasse sviamento colle bizzarrie smorfiose introdotte, come
veggiamo in questa chiesa dei PP. Carmelitani Scalzi più che in ogni
altra., In fatti non può essere più sconcia, sgarbata ed impropria.
Si osservi che ella è piena dall’alto al basso di ricchi marmi, parte
veri e parte finti, tutta ingombrata da idee fantastiche e da scena,
frammischiate con oro e pitture varie: tutto per far comparsa ricca
e pomposa; ma priva e spoglia affatto del vero suo decoro perchè
esser dovrebbe pura, solida, semplice ed eccitante venerazione.
Chi non conosce quanto espongo, è nudo affatto d’intelligenza e
si accorda collo stile corrotto, approvato da coloro cui piace l’at-
tillatura e il fasto scenico, credendo questo essere il vero e il
buono » 4.
Alcune Guide attribuiscono al Longhena le facciate cosi di S. Sal¬
vadore come della vicina scuola di S. Teodoro; altre le dicono del
Salvi. Ignoro quali documenti favoreggino l’una o l’altra opinione;
mase dovessi giudicare dallo stile delle modanature, e da certo
disgregamento che vi è fra le parti, il quale annunzia povertà di
immaginazione ed impaccio nell’estrinsecare il concetto, le stimerei
del Salvi.
MONUMENTO PESARO (ai Frari). Se il Longhena si la¬
sciava córrere a stranezze ghiribizzose nelle chiese, non scioglieva
meno il freno alla sua vivace fantasia quando era chiamato ad al¬
zare suntuosi monumenti sepolcrali pei gran signori. Dispositore
allora del molto denaro di ricchissime famiglie, non v’era freneti¬
chezza che non gli piacesse porre ad effetto. E ne è prova irrecu-
sabile il monumento sepolcrale del doge Giovanni Pesaro eseguito
nel-1669.
Uno forse dei più goffi delirii del Longhena e dell’ età misera in
cui egli viveva, era quello di usar le cariatidi negli edifizii anche
di grave stile; anzi di abusarne a segno da farle diventare parte es-
senzialissima di quelli. Abbiamo già veduto come egli non si ver¬
gognasse di prodigarle sulla fronte d’una chiesa; lo vedremo adesso
adoperarle in un’ opera funerale, che è una delle più ricche quanto
delle più scorrette di Venezia, ma però cosi grandiosa nelle sue li-
nee, e nelle sue masse, da meritar forse più indulgenza di certe
grettezze d’oggi giorno.
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1 Visentini, op. cit. p. 87.