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lo poteva, le antiche statue. Le proporzioni in fatti mostransi cor¬
rette al paro che eleganti, e le attaccature delle coscie col torso sono
veramente eseguite da maestro. Pare per altro impossibile che con
tanta intenzione di imitare in questa statua gli antichi simulacri
d’Apollo, il Sansovino ne assestasse la movenza per modo che la
spalla sinistra s’avanzasse contortamente ben più che la testa, e
cosi desse a tutta quella figura un moto artificioso che le toglie
naturalezza, e quella calma d’azione ch’era primiero intendimento
de’ greci artefici nell’ epoca periclea. Nè in questa sola è da ripren¬
dersi tanto peccato, ma nelle altre tre ancora; anzi, a dir meglio
in quasi tutte quelle di Jacopo e della sua scuola. Ciò che spin¬
geva gli scultori d’allora a codesto mal vezzo, non era tanto il de
lirio d’imitare le figure scolpite o dipinte dal Bonarotti, quanto la
brama di cercar col fuscellino i contrasti di linee, il movimento e
quella vita che non sapendo più far uscire dai volti, voleano, a com¬
penso, improntare nelle membra del corpo, contorcendole. Ecco una
delle tante origini del barocco che invase dopo la metà del cinque-
cento, scalpelli, pennelli e seste; e anche questi guai erano partiti
dalla architettura, la quale, aggraziando di soverchio la linea e la
decorazione, obbligava lo statuario a secondarne i travolgimenti.
Appartengono pure alla maniera meno castigata del Sansovino,
i quattro Evangelisti sulla balaustrata dinanzi all’ altar maggiore di
S. Marco.
I getti se non più belli di lui, almeno quelli che valsero a sollevarlo
a Venezia in maggior fama come scultore, sono i bassorilievi della
porta che guida alla sagrestia di S. Marco dalla parte del coro.
opera che gli costò trent’anni di fatiche e che fini vecchissimo. Nei
due spartimenti l’ uno all’altro sovrapposto, figurò la resurrezione
ed il seppellimento del Redentore, composizioni immaginose, ma
nelle quali, per dir vero, furono violate quelle savie leggi del basso-
rilievo che impongono all’artista di non disporre le figure di faccia e
con molti scorti come è lecito ai dipintori. Per tutto, e specialmente
nella resurrezione si incontrano moyenze ardite, anzi sgangherate:
teste e braccia che girano in ogni senso e, come avverte il Cico-
gnara, caricature nelle teste , nelle barbe e nelle estremità che annun¬
ciavano lo allontanamento dall’antica semplicità 1. Le predette due sto-
rie vanno incorniciate da un riquadro simile nel pensiero a quello
che raccerchia le porte del battistero fiorentino. In esso furono in¬
gegnosamente introdotte figurine di profeti e di evangelisti, ed an-
1 Cicognara. Storia della Scultura, tom. V. p. 271.
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