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edifizio, abbattete le vostre tradizioni, dimenticate l’arte soave ch’è
figlia del medio evo, e gemma originale di Italia; non sarete ar-
chitetti mai, se non seguiterete questo divino. Che importa che al
tempo suo poco o nulla gli fosse dato da costruire, che importa
che l’imperatore cui dedicava i suoi studi non lo adoperasse, se
non nella architettura navale ? egli per questo non è men grande,
giacchè visse al tempo d’Augusto. Cosi i ruderi di Roma e i libri
di Vitruvio si fecero a poco a poco i tiranni dell’architetto, cui non
fu lasciata altra libertà se non quella d’alzar gli edifizii dorici piut¬
tosto che jonici, ma che non dovette dilungarsi dall’esempio e dal
precetto latino.
Allora dall’ Aretusa all’ Alpe divenimmo (e come altrimenti?) non
i liberi emulatori, ma le scimmie di Roma pagana; e durammo in
questo accecamento per troppo numero d’anni, e chiamammo au¬
reo codesto periodo, e lo abbiamo proclamato come l’era, in cui la
architettura si fece rivale a quella d’Augusto; e ciò che è più do-
loroso da ripensare, ancora oggi, che il pensiero dovrebbe essere
emancipato cotanto, ed ogni sforzo mirare a francarci dalle dande
dell’autorità, ancora oggi quella cappa di piombo ci grava l’edu¬
cazione, e sentiamo da molti ripetere, solo l’architettura imitatrice
surta verso la metà del secolo decimosesto essere l’unica accomo-
data al tempo presente.
Ma domando io, in nome del vero, la architettura di cosi schiava
età, che ritiene essa mai della nobiltà e della grandezza di quella
di Augusto? Come possono raffrontarsi fra loro queste due si dispa¬
rate maniere? E il latino del Vida a petto di quel di Virgilio; è una
copia stentatamente condotta col pantografo. Per tutto una sover¬
chia pieghevolezza all’esempio, senza aver la filosofia di saperlo ap¬
plicare. Quelle mirabili colonne isolate di cui fecero si bell’uso i Ro¬
mani ridotte magramente a bassorilievo; partiti colossali sminuzzati
in misero modo! i piedistalli adoperati dai Romani nei tempi della de¬
cadenza pei loro servili archi di trionfo, divenuti accarezzato elemento
della nuova architettura. « Le difficili e complicate tradizioni, dice ret-
tamente il Cantù 1, andarono allora perdute, scemarono i reciproci
ajuti, e si trovò acconcio l’ordine e la regolarità dello stile classico; dal
che i modi nuovi restarono disgiunti dai nuovi bisogni; copie senza
relazione coll’originale; imitazioni senza vita, ove non si rinnoyava
già l’antico, ma se ne adattavano superficialmente le apparenze.
incompatibili colla essenza moderna ».
1 Storia Universale. Racconto, vol. XII, pag. 784.