Full text: Selvatico, Pietro: Sulla architettura e sulla scultura in Venezia dal Medio Evo sino ai nostri giorni

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edifizio, abbattete le vostre tradizioni, dimenticate l’arte soave ch’è 
figlia del medio evo, e gemma originale di Italia; non sarete ar- 
chitetti mai, se non seguiterete questo divino. Che importa che al 
tempo suo poco o nulla gli fosse dato da costruire, che importa 
che l’imperatore cui dedicava i suoi studi non lo adoperasse, se 
non nella architettura navale ? egli per questo non è men grande, 
giacchè visse al tempo d’Augusto. Cosi i ruderi di Roma e i libri 
di Vitruvio si fecero a poco a poco i tiranni dell’architetto, cui non 
fu lasciata altra libertà se non quella d’alzar gli edifizii dorici piut¬ 
tosto che jonici, ma che non dovette dilungarsi dall’esempio e dal 
precetto latino. 
Allora dall’ Aretusa all’ Alpe divenimmo (e come altrimenti?) non 
i liberi emulatori, ma le scimmie di Roma pagana; e durammo in 
questo accecamento per troppo numero d’anni, e chiamammo au¬ 
reo codesto periodo, e lo abbiamo proclamato come l’era, in cui la 
architettura si fece rivale a quella d’Augusto; e ciò che è più do- 
loroso da ripensare, ancora oggi, che il pensiero dovrebbe essere 
emancipato cotanto, ed ogni sforzo mirare a francarci dalle dande 
dell’autorità, ancora oggi quella cappa di piombo ci grava l’edu¬ 
cazione, e sentiamo da molti ripetere, solo l’architettura imitatrice 
surta verso la metà del secolo decimosesto essere l’unica accomo- 
data al tempo presente. 
Ma domando io, in nome del vero, la architettura di cosi schiava 
età, che ritiene essa mai della nobiltà e della grandezza di quella 
di Augusto? Come possono raffrontarsi fra loro queste due si dispa¬ 
rate maniere? E il latino del Vida a petto di quel di Virgilio; è una 
copia stentatamente condotta col pantografo. Per tutto una sover¬ 
chia pieghevolezza all’esempio, senza aver la filosofia di saperlo ap¬ 
plicare. Quelle mirabili colonne isolate di cui fecero si bell’uso i Ro¬ 
mani ridotte magramente a bassorilievo; partiti colossali sminuzzati 
in misero modo! i piedistalli adoperati dai Romani nei tempi della de¬ 
cadenza pei loro servili archi di trionfo, divenuti accarezzato elemento 
della nuova architettura. « Le difficili e complicate tradizioni, dice ret- 
tamente il Cantù 1, andarono allora perdute, scemarono i reciproci 
ajuti, e si trovò acconcio l’ordine e la regolarità dello stile classico; dal 
che i modi nuovi restarono disgiunti dai nuovi bisogni; copie senza 
relazione coll’originale; imitazioni senza vita, ove non si rinnoyava 
già l’antico, ma se ne adattavano superficialmente le apparenze. 
incompatibili colla essenza moderna ». 
1 Storia Universale. Racconto, vol. XII, pag. 784.
	        
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