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ricche di una decorazione rispondente allo scopo de'monumenti:
scopo che mancą pur troppo alle produzioni uscenti dal maggior
numero dei Vitruvii moderni, ridotti in cosi miseri panni, e tanto
d’arte digiuni, che son forzati a ricorrere al prezzolato disegnatore se
devono segnare una foglia.
La somma abilità del Leopardo nella fusione non poteva a meno
di non procurargli numerosi imitatori e seguaci: ed infatti ne’ fusori
veneti di quella età si ravvisa agevolmente la sua maniera. Quel
Zuane d’Albergeto 1, per esempio, e quel Pier Zuane delle Cam-
pane che furono sostituiti al Leopardo nei lavori in bronzo della
cappella Zeno, e che di certo vi fusero l’altare e forse anche il
sarcofago, mostrano nella nettezza del getto ed anche in qualche
parte degli ornamenti la bella maniera del Leopardo, sebbene un
pochino inclinino ad una soverchia intemperanza d’ornare.
VITTORIE CAMEELLO
.De
E nei bronzi non serbò temperanza neppure quel Vittore Ca¬
mello, ò Gambello, che fuse due piccoli bassorilievi, un tempo
sul sepolcro del famigerato capitano Briamonte nella chiesa della
Carità, ora nella sala de’ bronzi dell’I. R. Accademia. Tali bassori-
lievi figurano due battaglie tratte dalle geste del valoroso che vo¬
leasi nel sarcofago onorare, e se giustamente il Cicognara 2 ne rim¬
proverò le scorrezioni e il troppo ardimento degli scorti, sempre
riprovevoli nelle opere di bassorilievo, pur meritano encomio per
la focosa composizione, e per certo rilievo del getto, difficile ad
ottenersi in si piccole dimensioni.
Ma ove meritò maggior nome il Camello fu nelle medaglie che
numerose di lui conservansi, e che oltre il pregio dell’ arte hanno
l’altro di averci tramandata l’effigie d’uomini celeberrimi del suo
tempo. Egli ne coniò per Agostino Barbarigo, per Gentile e Gio¬
vanni Bellini, que’ due insigni luminari della veneta pittura, per
Francesco Fasuolo, e Cornelio Castaldo giureconsulti, finalmente
per sé stesso. Chi bramasse conoscere le iscrizioni da cui son
1 Questi non può di certo essere quello stesso Albergeto che nel 1559, come vedremo, fon¬
deva un de’ pozzi nel cortile del Palazzo Ducale. Lo provano diverso l’età, e più lo stile che
nel pozzo ě ben lontano dalla casta semplicità de’ bronzi della cappella Zene.
2 Storia della Seultura, vol IV. pag. 317.