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l'estradosso dell'arcata formante il frontespizio? E fanno pure un bel¬
lissimo effetto le prospettive situate nei campi dei quattro interpila¬
stri che fiancheggiano le due porte nel piano terreno. «Sono esse
condotte, dice il Diedo, con tale artifizio e giustezza di regolà da
indurre in inganno e sorprendere, come con cosi poco rilievo si
possa portare tanto innanzi la illusione, accresciuta dall’industre
collocamento di due sculture a basso rilieyo rappresentanti storie
di S. Marco ed in ispecie de’ due leoni grandi al naturale, si
bene scorciati che paiono sortire, nel mentre mandano indietro
di molti pássi l’effetto della prospettiva. » Queste però non son
opére di Martino, si běne di Tullio, ch’è il migliore scalpello della
famiglia.
Perchè anche la materia rispondesse alla magnificenza del la¬
voro, questo prospetto è incrostrato di finissimi marmi, e v’hanno
tracce che un tempo era messo tutto ad oro. Quale maraviglioso
spettacolo avrà esso offerto la prima volta che’sarà stato scoperto al
pubblico?
Nè meno ricco è l’interno; che consta di due amplissime sale
luna a pian terreno, l’altra a solaio: quella a piano terra è spartita
in tre navi da due fila di colonne sorrette da alti piedistalli, l'altra
in solajo è libera. In fondo di questa sala, v'hanno colonne chè
disgiungono la cappella dalla sala stessa. Si monta a questa sala
per due comode e splendide scale, una di fronte all'altra, le quàli
mettono capo ad un comun pianerottolo dá cui per magnifico arco
si entra nella sala medesima. Meritano anche molta considerazione
alcuni fra i lacunari che ornano i soffitti delle stanze superiori:
è difficile trovarné altri meglio scompartiti, e con più éleganza
fregiati. Uno in particolare formato di ottagoni; porta nel centro
dei cassettoni e nelle fascie che li chiudono, fogliami, e fave, e
delfinetti, e leoni, e teste umane, ed altre figure varie, si ben
fra loro composte, ch'é una gioja a guardarle. Quanta differenza
fra questo prezioso soffitto e quelli che il corretto Palladio voleva
ornati dalle licenziose mani del Bombarda e del Vittorià!
S. ZACCARIA. Il Temanza scorgendo conformità di stile fra la
descritta costruzione e la chiesa di S.-Zaccaria, attribuisce a Martino
anche questo tempio, fondato, per quanto ci narrano le memorie
storiche, intorno all'anne 1456 eccondotto a fine nel 1515 . Ma
5.
Fiore di Venezia. Tom. 11, pag. 258, « Cicogna Iscris. venett, tom. II, pog.-106: Que¬
suultimo eruditissimo illustratore trovà.anche fra le carte del monastero che nel f477 era
proto della chicsa un Autonio q. Marco., Non sarebbe impossibile foss'egli veramente l'ar¬
elitetto di tutta l'opera.