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dorato, a cui piedi sporge un piano semicircolare. In certe feste
solenni esce da una delle porticelle che sono ai lati della Vergine
un Angiolo con la tromba seguíto da’ Re Magi, i quali nello scor¬
rere l’indicato semicircolo s’inchinano dinanzi alla madre del Si¬
gnore e rientrano per l’altra porta. Nel terzo piano é scolpito un
leone alato che si leva su campo azzurro sparso di stelle d’oro.
La torre finisce con una terrazza nel cui mezzo s’erge immobile
una grossa campana sulla quale due gigantesche figure di bronzo
chiamate i Mori, battono con grossi martelli le ore a vicenda. Que¬
sto meccanismo, a dir vero, ingegnoso, è dovuto a Giovanni Paolo
Rinaldi di Reggio ed a Gian Carlo di lui figliuolo, e fu posto colà
subito dopo il 1493.
PROSPETTO INTERNO DEL PALAZZO (di fianco a S. Marco).
Fra i lavori di minor conto che Pietro condusse per la Signoria, le
pubbliche carte noverano il coperto di piombo posto su molte
parti del pubblico Palazzo, affinchè andassero ben riparate dalle
pioggie l’Avogaria del Comune, e la Sala del Consiglio dei Dieci,
tirate allora a nuovo. Inoltre egli si adoperò nel lastrico della
pescheria ed in tutti i pubblici ristauri e costruzioni condotte
dal 99 al 1514 tempo in cui egli durò nell’ ufficio. Perciò io non
dubito di attribuirgli il prospetto minore interno del Palazzo che
risponde al fianco della basilica. So bene che il Cicognara lo ri¬
guardava come lavoro del Bergamasco, ma io non arrivo a com¬
prendere su quali ragioni egli si fondasse, giacchè lo stile è d’assai
più leggiadro e più, se mi si concede l’espressione, carezzevole,
che non sia quello del Bergamasco; e l’epoca poi non vi risponde,
giacchè essendo stato condotto nei primi anni del Dogado di Leo¬
nardo Loredan, vale a dire, tosto dopo il 1501, v’è tutta la pro¬
babilità fosse affidato al protomastro della Signoria che era allora
il nostro Lombardo.
Comunque sia la cosa, è questo prospetto uno de’più gentili esem¬
plari dello stile lombardesco, e bene lo chiamò il Cicognara esempio
d’aurea ed elegante ordinanza, perchè si mostra lodevolissima l’eu-
ritmica sveltezza di che va fregiato. Offrono poi l’apparenza di una
lieta ricchezza quelle finestre arcate alle quali è bene accomodato
ornamento un tabernacolo decorato da agili colonnette che spic¬
cano leggerissime sui lor piedistalli circolari, e vanno sorrette con
plausibile licenza da mensoline, mentre esse sostentano un ben
proporzionato frontespizio. Facesse il cielo che i moderni architetti
si dessero a studiare questo prospetto, che forse in esso trovereb-
bero buone ispirazioni per inventar qualche cosa di meglio che non