Full text: Selvatico, Pietro: Sulla architettura e sulla scultura in Venezia dal Medio Evo sino ai nostri giorni

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la Pietà, la Munificenza: virtù che spiccavano luminose nelleccel¬ 
lente prelato. E il disegno di tutte n’ è leggiadro; ma négli atti 
loro e nelle lor vesti mostrano certa pagana festosità, la quale non 
ben s’accorda al funebre ufficio, e che quasi mi indurrebbe a so¬ 
spettare fossero d’assai posteriori all’epoca dei Lombardi, vale a 
dire, contemporanee a quell’ arte che volendo imitare l’antico, ne 
copiava spesso quanto eravi di meno adatto alla religione del 
Vangelo: e meglio mi persuade in questo sospetto lo stile di quelle 
figure assai più moderno che non sia quello de’ Lombardi. 
( 
ALTARE DELLA CAPPELLA ZENO. Più pregevole si mostra 
a mia sentenza l’altare, il quale è per la maggior parte opéra di 
fusione. Le eleganti proporzioni pajono ancor più raggentilite dai 
graziosi profili delle cornici. L’intercolonnio però apparisce troppo 
largo; soverchiamente tozzo l’ arco che va iscritto in esso. Difetti 
da attribuirsi più alla necessità di mantenere sopra una determi¬ 
nata dimensione la -mensa dell’ altare, che non all’ imperizia dello 
artista; il quale, a dir vero, si manifesta qui d’un valor non comune, 
specialmente negli ornati della trabeazione e de’ piedistalli. Se il 
fusto della colonna fosse stato men ricco di fogliami, avrebbe dato 
più riposo- all’ occhio, il quale senza importune distrazioni avrebbe 
potuto posarsi sulle tre statue della Vergine, di S. Pietro e del 
Battista, collocate sopra l’altare: opere povere di ideale religioso, 
a dir vero, non fatte di certo per le mistiche aspirazioni dell'arte 
cristiana, ma pure fornite d’ un’ingenua semplicità che non disto¬ 
glie dalla devozione. Non lascerò questo altare senza prima aver 
esposto due osservazioni che mi farebbero un po’ dubbioso a ri¬ 
tenerlo da Pietro Lombardo o diretto o disegnato. Negli interstizii 
fra l’arcata dell’ altare e la contro colonna veggo in luogo dei due 
soliti angioletti, due vittorie o genii con una gran fiaccola in mano, 
alla guisa delle Fame, che stanno sugli archi di trionfo romani; 
ornamento per dir vero inopportuno alle mire del cristianesimo. 
Nelle altre sue opere il Lombardo non usò mai quegli inutili em¬ 
blemi d’un culto perduto, tuttochè gli piacesse sfoggiare in ornati¬ 
stranieri affatto alla chiesa. Egualmente egli non usò mai i capitelli 
compositi sulla maniera di quelli ch’ ornano qui le colonne. Al paro 
di tutta la sua scuola, si valse di quel corintio ad un solo ordine 
di foglie di cui rari si, ma pur bellissimi esempii ci offre l’antichità, 
ed anzichè tener l'ornamento strettamente ligio agli antichi mo¬ 
delli corintii, lo variava industremente o con aquile o con teste 
umane per poter introdurre una gradevole varietà anche nei 
concetti più sobrii.
	        
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