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e la sesta, è da reputarsi la chiesa di S. Maria de' Miracoli alla
quale venne dato mano, secondo le cronache nel 1481, e che fu to¬
talmente compiuta nell’89. Secondo una cronichetta, che affermasi
tratta da un codice di antica data, rilevasi che i procuratori eletti
per far costruire codesta chiesa, aprirono una specie di concorso
invitando i più valenti architetti che fossero allora a Venezia per¬
chè producessero ognuno un modello, per trasceglierne poi il mi¬
gliore. Piacque sopra gli altri quello su cui fu costruito il tempio
presente, quindi fu fermato il contratto con Maestro Pietro Lom¬
bardo, perchè dovesse murare tutta la fabbrica secondo il prefis¬
sato disegno, che stava in casa di ser Pier Francesco Zeno, uno dei
procuratori. La qual cosa, per dir vero, proverebbe che il Lombardo
non fosse da tenersene che un semplice esecutore.
La stessa cronaca ci nárra che nel 1484; non essendovi ancora
la cappella del Santuario; perchè non delineata nel piano, i procu¬
ratori della fabbrica confidarono a Pietro la erezione cosi di quella
che della vôlta, e stabilirono con lui dovesse assistere come archi-
tetto a questi nuovi lavori, affinchè venissero esattamente eseguiti.
Gli destinarono sessanta ducati all’anno come salario, obbligandosi
a fornirlo di marmi e materiali a loro spese.
La pianta è un rettangolo i cui lati stanno nel rapporto di due
a cinque. In fondo s’ alza la cappella con l’altare isolato nel mezzo.
Sollevasi essa per dodici gradini che vanno a smontare sopra un
ripiano occupante la quinta parte della lunghezza della cella. In tal
modo fu ottenuto il triplice effetto di scemare la soverchia lun¬
ghezzą di quest' ultima, di rendere più sfarzoso l'accesso al San¬
tuario, e di preparare sotto di esso una sagrestia che non avreb¬
besi di certo potuto collocare in sito migliore per la ristrettezza degli
spazii disponibili. Nell’ angolo sul rivo sorge un piccolo campanile
poligono all'esterno, nello interno circolare con una scala a chioc¬
ciola, la quale mette in comunicazione la sagrestia con la cappella,
dà ingresso all’organo, ed introduce nello spazio fra la vôlta ed il
coperto della cella.
Lo esterno del tempio, come gran parte dello interno, mostra che
il pensiero fu, se non tolto interamente, almeno imitato dalle chiese
bisantine delle età medie, sola differenza essendone lo stile degli
ornamenti, i quali manifestansi conformi ad un’ arte che volea ri¬
sorgere seguitando le norme ornamentali delle romane antichità.
Quella semplice e severa disposizione di arcate che girano al di
fuori di tutta la chiesa, quell’ alta cupola, quella croce infissa nel
prospetto, quel frontespizio semicircolare che lo corona, ben danno