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perchè consta d'un semplice arco ornato da due colonne composite
canalate, ma porta nettamente l’impronta dello stile del Berga¬
masco.
Ed hanno pure la stessa impronta tanto la porta di S. Tommaso
a Treviso come quella del Portéllo a Padova, ragion per cui il pre¬
citato biografo le attribui con tutto diritto al nostro architetto.
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Per molto tempo gli scrittori d’arte confusero quest’Antonio Ric¬
cio, o Rizzo, coll’Andrea Riccio, detto Briosco, padovano, autore del
celebre candelabro di S. Antonio, confondendo, con poca attenzione
alla cronologia ed al nome, spesso le opere dell’uno con quelle del¬
l’altro. Ma il Morelli colla sua erudita diligenza che cercava sempre i
documenti a sostegno delle affermazioni, pose in chiaro l’equivoco
nelle sue note all’Anonimo, e dimostrò che il Rizzo, di cui qui
parlo, era anteriore al Briosco ed era nato in Verona anzichè in
Padova. Il Cadorin per altro che, non meno attento ricercatore del
Morelli, tante preziose notizie seppe aggiungere su questo Rizzo,
lo sospetta veneziano, perchè da gran tempo una famiglia di questo
nome, ed esercitante il mestiere di scarpellino, era stanziata a Ve¬
nezia. Che che ne sia della vera patria di questo grande ingegno,
è certissimo che egli ebbe vita verso la metà del secolo decimo¬
quinto, perchè Matteo Colacio, in una lettera del 1475, lo encomia
già come architetto e scultore de' più valenti.
Era costume dei generali e governatori delle città marittime sud¬
dite a Venezia che si pigliassero a compagni quegli ingegneri, i quali
più mostravansi valenti nella scienza delle fortificazioni e nell’ arte
di condurre gli assedii. E il Riccio, che in tali materie era tenuto
valentissimo, fu quindi condotto in Oriente dal capitano Alvise Qui¬
rini, e dal fortissimo e sempre sorriso dalla vittoria Antonio Lo¬
redano. Perciò trovossi nel 1473 al famoso assedio di Scutari, ove
difese la fortezza con ingegno pari al valore, perchè seppe coll’arte
sua rendere inutili gli assalti del nemico e ne riportò ferite molte.
Tornato a Venezia ebbe premio degno di tanti servigi, perchè il
Senato concesse alla famiglia sua, pel periodo di venti anni, uno
zecchino d’oro al mese, somma non tenue, considerando il valore
della moneta a que’ tempi. Eletto in séguito proto del Palazzo, al
perfezionamento di questo rivolse tutto l’ingegno suo, ed a tale