Full text: Selvatico, Pietro: Sulla architettura e sulla scultura in Venezia dal Medio Evo sino ai nostri giorni

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delle ricchezze, e delle cognizioni fra i laici, precisamente nelle epo¬ 
ché in cui lo stile archi-acuto si lanciava ai più coraggiosi ardimenti. 
Questa emancipazione dei laici (osserva l’inglese scrittore) pro¬ 
dusse il bisogno di novelle costruzioni più numerose e più varie 
di prima, e che più non potevano avere quel carattere religioso nel 
quale trionfavano gli architetti della chiesa ». Ma una cagione ancor 
più potente dell’accennata egli la trovò nella rivoluzione architet- 
tonica, che operossi quando in tutti i paesí, in cui lo stile detto 
gotico avea règnato, la Chiesa perdette le sue ricchezze, il suo po¬ 
tere ed i suoi dominii. Allora, secondo lui, un po’ alla volta abban¬ 
donossi, poi si annientò intieramente la corporazione dei liberi-mu¬ 
ratóri. Questo avvenimento accadde appunto sulla metà del secolo 
decimoquinto. Una tále corporazione composta per lo più di mo¬ 
naci che aveano speciali privilegi da papi e da ré, e che a mezzo 
de’ conventi comunicavano da punti centrali con altre comunità 
subalterne, era la sola iniziata nelle norme tecniche e nelle regole 
da seguirsi intorno alle resistenze ed alle spinte de’ materiali: co- 
gnizioni tanto necessarie a render pośsibili gli ardimenti dello stile 
archi-acuto. « I liberi-muratori, continua Hope, non comunicarono 
i lor segreti a nessuno, e neppure li palesarono dopo la loro di¬ 
spersione. Quando l’arte del costruire passò dalle mani di questi 
maestri abilissimi in quelle di genti imperite che non aveano fattó 
gli opportuni studj, e quindi retrocedeano dinanzi alle grandi diffi¬ 
coltà, l’architettura fu forzata ad indietreggiare ed a discendere 
dalle altezze di questo sistema scientifico, ad uno stile più semplice 
ne’ suoi principii e più facile nella esecuzione: L’entusiasmo uni¬ 
versale per le antichità, ed il desiderio di imitarle in tutte le arti 
offeri a questa novella scuola d’architetti inabili i mezzi di nascon¬ 
dere l’ignoranza loro, e l’abbandono forzato dello stile archi-acuto 
sotto un’ affettata preferenza per l’arte greca e romana. Allora quelli 
che avevano, per cosi dire, la parola d’ordine, gridarono che l’ar¬ 
chitettura antica era la sola che meritasse d’essere seguíta, l’altrà 
non fu più che un’ opera di barbarie, e tornarono quindi vani tutti 
i tentativi per farla rivivere » 
Io non dico che tutto questo ragionamento dell’ Hope sia falso. 
ma per certo ne è falsa la base; giacchè, a provare che la caduta 
della massoneria non può essere stata causa all’abbandono dello 
stile archi-acuto, basta solo osservare come in Italia, ove liberi-mu¬ 
ratori par non vi fossero mai, pure quest' ultimo stile penetrò, e 
se non si fece splendido come nel settentrione, serbò per altro 
inviolate le proprie maniere per più che un secolo: e lo stile
	        
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