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Prima di dar termine a questo capo farò un cenno di quelle tombe
veneziane dell’ età medie su cui non fu scolpita la figura del morto,
nè si saprebbe ben addurre la ragione, giacchè l’effetto morale sul-
l’osservatore ne veniva per tale ommissione ścemato di molto. E
probabile à ciò spingesse soltanto l’amore di economia nei com¬
mettenti, imperocchè una statua grande al vero dovea costare forse
quanto la intera arca marmorea.
ALTRI SEPOLCRI AI FRARI ED A S. GIOVANNI E
PAOLO. In S. Giovanni e Paolo distinguevasi per questa maniera
più semplice il sepolcro, rozzissimamente scolpito; di Marco Giu-
stiniano morto nel 1347, l’altro di Andrea Morosini nell’anno
stesso, e finalmente quello di Giovanni Dolfin, e di Pietro Cornaro
passati fra i più, il primo nel 1360, il secondo nel 1361.
Ma sopra tutto va guardato, se non per altro, almeno per la
ricchezza sua, quello della Dogaressa Agnese Venier, e di Orsola
figlia collocato a sinistra di chi entra la cappella del Rosario. Questo,
che alzossi poco dopo il 1414, consta della solita arca coperta dallo
arcone il quale è sostenuto da colonnette che scendono fino a terra.
Sull’arcone sovrasta un fastigio composto di curve alternate à rette
ed ornato di fogliami sui lembi. I due pinnacoli che lo fiancheg-
giano portano statuine di santi. Il bassorilievo figurante la Vergine.
che riempie il campo sotto l’arcone, è miserabile fatica d’ un goffo
scalpello; nè punto migliori sono tutti gli altri intagli.
Anche ai Frari ed in altre chiese venete veggonsi de’cosi fatti
sepolcri, i quali però sulla fronte dell’arca portano quasi sempre
di tutto tondo la Vergine seduta e agli angoli due santi e dúc
arcangeli. D’ordinario belle figurine di appena due piedi di altezza
scolpite con una cara semplicità e chiudenti un pensiero ancora
più caro, quello di far custodi al sepolcro gli spiriti celesti, pen¬
siero che se pure ebbero talvolta i pagani, è raro che non sia
infardato da materiale sensualità.
Sin qui lo stile delle tombe si mantenne anche colla forma archi¬
acuta o veneto o pisano, ma infine italiano. Ed italiano è pure il
ricco ma non bel sarcosago a S. Giovanni e Paolo ove riposano le
ceneri di Tommaso Mocenigo, morto nel 1424, monumento che fu
scolpito da due poveri artefici, un Pietro da Firenze ed un Gio-
vanni di Martino da Fiesole nel 1424, e che può dirsi uno degli
ultimi anelli di transizione fra l’arte del medio evo che declinava
a quella del rinascimento che stava per sorgere. Non fermiamoci
a particolareggiare i difetti di ciascheduna fra le sette figure del
prospetto e de’ fianchi in cui si rappresentano le Virtù cardinali